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fragranze del pino ridestavano le inerti fibre; quel muoversi, quel mutar di vedute e di pensieri, le rallegravano lo spirito. Egli spiava con sollecita cura il rinnovarsi di quella esistenza preziosa, precorreva col pensiero impaziente il tempo che dovea risanarla, ed uccidere lui. E Luisa non si addava di quelle interne battaglie; ella si lasciava ire in balìa di tutte le sue rinnovate sensazioni, curiosa, inconscia e serena come il fanciullo che per la prima volta esca dal suolo natale per correr nuovi paesi; raccontava con affettuosa dimestichezza ciò che sentiva; dimandava ingenuamente ragione d’ogni cosa al suo medico; guardava sempre dinanzi a sè, e non volgeva mai gli occhi da fianco.

Egli frattanto, nelle ore che gli restavano disutili (ed erano molte ed eternamente lunghe) si condannava allo studio, e poichè s’era accorto che a meditare sui libri presto perdeva il filo della lettura, ricadendo nei soliti molesti pensieri, correva all’impazzata su per le circostanti montagne ad erbolare, ma più ancora a farneticare da solo. Dura vita che nessun uomo di cuore vorrebbe vivere un mese!

Un mattino, tornando a casa da una di quelle corse rabbiose, fu grande la sua maraviglia al vedersi venir tra le gambe il Giovannino, vestito da festa e razzimato,