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— Sì, l’uomo, se così volete, — soggiunse la signora Argellani, — ma non già un certo uomo. Strappate quell’edera dall’albero, al quale s’è abbarbicata, ed ella muore. Ma muore ella forse perchè non può più avvinghiarsi a quell’albero, e pendere in graziosi festoni dai rami? No, signor Laurenti; essa muore perchè è stata divelta, schiantata ed infranta. Noi siamo come l’edera; divelte dal nostro luogo di elezione moriamo; ma non istate a credere che rimpiangiamo l’affetto degli uomini dappoco, e che moriamo perchè esso ci manca; dite piuttosto che siamo le vittime dei nostri errori, e paghiamo largamente colla vita un fallato giudizio. Io dunque non rimpiango nulla, se non forse di aver fatto perdere il tempo al mio ottimo medico.

Guido la ringraziò con un cenno del capo, ma non rispose motto. Egli pensava a mille cose in un tempo, e, tra i concetti che gli giravano confusi nella fantasia, gli pareva che dovesse esserci il buono. Però stava cercando, e non rispondeva nulla a quel disperato ragionamento. Ma come gli parve di aver trovato, si alzò in piedi e le disse:

— Mi avete promesso di venire domani a fare una gita in carrozza.

— Sì, e non disdico la mia parola. Sarà la mia ultima uscita. A che ora verrete?

— Alle undici, se non vi dispiace.