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di coraggio ad Ansperto, che non fu degli ultimi a giungere sul colmo della collina, visitata dai diavoli. S’intende che non fece tutta la strada con le sole sue gambe. Anche lui portarono molto sulle braccia i buoni popolani di Cairo.

La croce andava innanzi, portata da un chierichetto animoso. E fu quella che il conte Anselmo vide comparire dietro alle spalle di Marbaudo, quando il giovanotto degli Arimanni, veduto Scarrone che fuggiva spaventato, e udito dalle sue rotte parole il grave pericolo del conte, si era cacciato avanti con tanta sollecitudine. Dietro alla croce, ansanti, trafelati, cantando, o piuttosio cincischiando con tremola voce i versetti di un salmo, venivano i canonici di Santa Maria.

All’apparir della croce si sciolse prontamente la fitta catena che stringeva d’ogni parte il povero conte Anselmo. La turba dei rossi persecutori si dileguò in un baleno.

— Che è ciò? — disse il conte,guardandosi intorno con aria trasognata. — Più nulla! Tutti quegli orridi ceffi sono spariti ad un tratto.