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tro, anche su breve lista di falciatura, avendo attaccato il maggese da un punto della circonferenza. Ed ecco che lo sgrigiolìo del ferro, scambio di avvicinarsi dell’altro, si allontanava sempre più verso il fiume! Marbaudo non capiva più che cosa fosse avvenuto.

L’idea che il nuovo competitore avesse incominciato dai centro non gli si era affacciata alla mente.

Ci pensò poi, e gli parve strano.

Ma infine, strano o naturale che fosse, quel lavoro procedeva sollecito, e faceva sì che Marbaudo non osasse più neanche promettersi quell’istante di riposo.

E seguitava a falciare, trattenendo il respiro, mordendosi ad ogni tanto le labbra.

Così passò un certo spazio di tempo, che poteva esser lungo, o breve, ma che egli non misurò, poichè non contava neanche più i suoi colpi di falce.

Tutto ad un tratto, lo sgrigiolio di quel ferro lontano cessò; poscia riprese più vivo, ma anche più vicino.

Evidentemente il falciatore aveva smesso