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Ansperto non fu poco meravigliato vedendo comparire nella sua cella il castellano Rainerio. Si alzò, con molta premura, per offrirgli una seggiola, e gli chiese frattanto a qual cagione dovesse egli ascriver l’onore di una visita così ragguardevole.

Rainerio non gli lasciò finire la frase, e sedutosi a cavalcioni sul primo scanno che trovò presso il leggio del canonico, gli disse:

— Tu devi parlare alla figliuola di Dodone, che è stato poc’anzi da te.

— Io.... — balbettò Ansperto.

— Ed hai preso l’incarico di consigliarla ad accettare la mano di Marbaudo, l’aldione degli Arimanni.

— Ma io, veramente.... non ho a dire....

— Nè io ti chiedo di dirmi un segreto, — riprese il castellano. — Vedi che so già tutto; me lo ha detto or ora il vecchio Dodone.—

Ansperto ricordò che infatti il padre di Getruda gli aveva detto di doversi recare dal castellano, per pagargli l’annata.

— Se così fosse — rispose allora il vecchio prete — la cosa non escirebbe punto dagli