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sue relazioni coi signori di confine e con ogni altra genia di usurpatori. Per il caso tuo, lo capisco, non ci può nulla un diploma di Ottone. Ma qui basterà un po’ d’arte e di prudenza; e tu non ne manchi, anzi hai fama di possederne a dovizia, come di belle monete d’oro.

— Ciarle degli invidiosi! — borbottò l’aldione.

— È sempre meglio essere invidiati che compianti; — rispose Ansperto. — Consolati dunque, se ti fanno più ricco che non sei. Quanto all’altro tesoro che possiedi, e che devi da buon padre custodire, vedremo che cosa ci sia da fare. Parlerò alla tua figliuola, se vorrai mandarla da me. Non abbiamo feste solenni, che possano dar colore alla cosa. Ma tu mandala egualmente. Mi hai veduto, scendendo a Cairo per le tue faccende....

— Mettiamo pure per pagare l’annata. Avrò infatti da vedere il castellano, di questi giorni, per dargli il frutto dei miei sudori, il mio sangue! E tanto fa che ci vada quest’oggi.

— Bene, hai dunque il pretesto trovato.