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ospiti a passare dal loggiato nel salotto, ove li attendevano i rinfreschi d’uso. E colà il nostro Giuliani, che aveva il suo Foscolo in mente, volle propinare al buon viaggio del duca e di Aloise, invocando loro propizi i genii del ritorno. In quel suo brindisi l’allegro giovinotto aveva anche destramente accennato come tutti i convenuti fossero stretti da un vincolo che egli chiamò di parentela morale. - Qual Nume, diceva il Giuliani, qual Nume ci raccostò, ci trasse l’un verso l’altro, perchè avessimo a darci la mano? Qual ragione, per dirla più umanamente, condusse noi, venuti da tante parti diverse, tolti da così diversi ordini di cose e di pensieri, a far manipolo, a chiamarci col santo nome d’amici? La ragion della guerra. Il posto del soldato è là dove romba il cannone. Noi tutti abbiamo udito l’appello, siamo accorsi, e viribus unitis, agmine facto, anzi testudine densa, ci siamo precipitati all’assalto. Abbiamo combattuta, non fo per dire, un’aspra battaglia, contro un nemico ben munito e coperto. È lecito vantarsi un tantino, la sera della vittoria. Perchè tale è stata la nostra, la Dio mercè, mercè l’assistenza delle donne e mercè il gran capitano, il duca di Feira, che oggi si accomiata da noi, portandoci via uno dei più strenui, de’ più cari ufficiali dello stato maggiore. Ho detto, ho detto, e adesso prendo fiato. -

S’intende che per prender fiato il Giuliani vuotava il suo calice. L’oratore ebbe il plauso universale; i cavalieri lo acclamarono principe dell’eloquenza; le dame lo salutarono coi loro più amabili sorrisi.

- Grazie, signor Giuliani, - disse di rimando il duca, a cui s’erano rivolti gli occhi di tutti; - ma consentite che io propini in quella vece a voi, alla vostra ricchezza di partiti, alla efficacia dei vostri spedienti. Non siete voi che, insieme coi vostri amici, coi Templarii, come usate chiamarli, avete ordinato ogni cosa? Io ero giunto tardi per ingaggiare il combattimento; voi eravate già in campo, e a tutto avevate provveduto. Io non ho fatto altro che seguire il filo de’ vostri disegni, mettendo a’ vostri servigi la mia vecchia esperienza.

- Ed altro ancora, signor duca, ed altro ancora!

- Sia pure, ma mi è grato di poter mettere in chiaro che senza di voi non avrei fatto nulla, e non potremmo oggi trovarci raccolti in questa sala, stretti, come avete detto voi così veramente, da un vincolo di parentela morale.

- A questi patti, signor duca, noi dovremmo in quella vece