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voi, e a sfrattare oggi stesso. Perchè, badate, - e qui la voce del duca di Feira assunse un tono solenne, - quest’oggi è pei vostri pari il giorno della giustizia di Dio. Bonaventura ruppe in un ghigno beffardo. Messo per le parole stesse del duca al sicuro dagli atti maneschi, egli non aveva nulla a temere.

- Ah, ah! queste son frasi da tragedia; - diss’egli; - io sto pei fatti, e vi accerto, signor duca....

- Che siete libero di andarvene, e di vendicarvi come potrete; - interruppe il duca, che aveva veduto aprirsi l’uscio, e apparire nel vano la faccia di Sindi, che si recava rispettosamente la mano sul petto. - Ma accettate il mio consiglio, padre Gallegos; pentitevi de’ vostri falli; cangiate costume; imitate il glorioso Sant’Agostino, di cui non vi saranno ignote le Confessioni immortali. Sussultò il gesuita; volle parlare, chiedere al duca che cosa volesse egli dire con quelle parole di colore oscuro; ma il duca, dopo avergli accennato l’uscio, gli aveva voltate le spalle, andando verso la nota portiera di damasco.

Agitato, confuso, fuori di sè, Bonaventura si volse all’anticamera, e scortato dal servo, varcò la soglia di quella casa, senza pensare a Lilla di Priamar, senza pur ricordare ch’egli l’aveva veduta per l’ultima volta, quella innocente cagione de’ suoi mali, quell’immagine perturbatrice di tutta la sua vita.



XXVII.

Occhio per occhio, dente per dente

Come giungesse in fondo alle scale, non vide, non seppe, chè il suo pensiero era già oltre il palazzo Priamar, sebbene dinanzi agli occhi della mente gli durassero immagini tormentose, il duca di Feira e quella donna amata ed odiata con tutte le forze dell’anima.

Orribilmente sconvolto, giunse sulla strada; la testa gli ardeva; gli rombavano gli orecchi; non vedeva, non udiva; l’istinto lo guidava da solo, attraverso la folla de’ viandanti, i quali certamente lo avrebbero tolto per ubbriaco, o per pazzo, se la notte sopraggiunta non avesse impedito di vederlo