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aiuti a guadagnar tempo; intanto, se egli vuole, si pigli la Montalda; per centomila lire gliela cede, sebbene sia grave sacrifizio per lui. Ma lo Scandola non è ancora tornato nel suo; ha crediti d’ogni parte, denari pochi, tutt’al più trentamila lire; se il Montalto vuol cedergli la sua grillaia per quella moneta, sta bene; se no, no, e provveda egli come gli pare più acconcio. A farvela breve, Aloise non ha il denaro per la scadenza di domani, e le gazzette racconteranno un suicidio di più.

- Lo credete? - domandò, con aria incredula, il gesuita.

- E come no? - disse il Collini. - Oggi siamo alla vigilia della scadenza. Il Salati, in un negozio così delicato, non si fida neanche del suo fattorino, e se ne va egli, anzi a quest’ora è già andato, al banco dei fratelli Teirasca, per domandare se sia stata fatta provvigione di denaro per quattro cambiali di Luciano Marsigli. I Teirasca non ne sanno nulla, e rispondono di non aver ricevuto incarico di sorta. Allora il Salati va dal Marsigli, e gli chiede se riconosca quelle quattro obbligazioni che ha sottoscritte. Il Marsigli va in bestia, perchè non ha sottoscritto nulla; e tutt’e due se ne vanno difilati a palazzo Ducale, per esporre il caso all’avvocato fiscale. Ora ammettiamo pure che il Montalto, che non sa nulla della firma falsa, e che non ha i denari da pagare il suo debito, aspetti anche il protesto. Egli è perduto egualmente, perchè, riconosciuta la truffa, non gli servirà a nulla aver trovato le centomila lire (dato il caso che le trovi) e dovrà vedere il suo nome infamato da un processo criminale. Non si faccia saltar le cervella, se gli preme conservarle; io non ho bisogno della sua morte; purchè se ne vada in galera!... -

Bonaventura, tuttochè non fosse molto pratico di cose commerciali, intese il negozio appuntino. E intese altresì come colui che gli stava dinanzi non fosse più uno scolaro, e come in certe materie potesse anco insegnargliene a lui, maestro patentato di ribalderie. Certo, se egli non avesse avuto altri pensieri molesti pel capo, lo avrebbe abbracciato, dicendogli: tu sei veramente il mio figlio, del quale io mi compiaccio.

- Avete ragione! - si contentò egli in quella vece a rispondergli, ma non senza un fil d’ironia. - Ed io, povero frate, che cinque mesi fa mi affannavo a consigliarvi di volere cambiali! Sfondavo un uscio aperto, a quanto pare, anzi spalancato!

- Voi ricordate, padre mio, che allora la non m’entrava