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Lo sconosciuto, a cui, come era stata fatta la presentazione, era rivolta l’aggiunta del presentato, rispose con un cenno del capo alle prime parole del Giuliani; all’ultime col farglisi incontro.

- È verissimo ciò che voi dite, o signore. La vostra mano, che io la stringa, come l’ha stretta il signor Salvani!

- Cioè a dire da amico?

- Ci s’intende; - rispose lo sconosciuto, stringendo quella destra che il Giuliani non offriva nè ricusava.

- Ci s’intende! - disse il Giuliani tra sè. - Ci s’intende un cavolo! E non mi dice nemmeno il suo nome! Che modi son questi? Io ho la visiera calata; egli la tiene alzata sugli occhi, e porta l’impresa dello scudo coperta. Ma io lo conosco, costui; l’ho veduto, e non deve essere gran tempo. O dove diamine l’ho veduto? Questa è la disgrazia di vedere tante facce nuove ogni giorno, che una fa perdere la memoria dell’altra. Dicono che Napoleone gran capitano, l’avesse così salda, la memoria, da ricordarsi il volto del più oscuro personaggio ch’egli avesse veduto dapprima. Vedete gran caso, ricordarsi dei volti! Ma il nome, il nome bisognerebbe ricordare; questo è il busilli. -

La curiosità del Giuliani e la sua diffidenza erano tanto più ragionevoli in quanto che la figura del vecchio era di quelle tali, che, vedute una volta, non si dimenticano più. Vecchio, a rigor di vocabolo, non si poteva neppur dire, essendo egli appena in quella età fra i cinquanta e i cinquantacinque anni, che segna bensì il riposo delle passioni, ma ancora la maturità del senno per la comune degli uomini. Folta aveva la capigliatura, ma bianca, senza pure un filo di nero, e medesimamente i baffi, che scendevano lunghi ad ombreggiargli le labbra; donde un maggior risalto ad una carnagione che sarebbe apparsa pallidissima, se non fosse stata abbronzata per modo da lasciarlo credere lungamente vissuto sotto la sferza d’un sole equatoriale. Il suo volto era di belle fattezze; i lineamenti larghi e ricisi spiravano un’aria di gran nobiltà; e l’avrebbero anche avuta di somma dolcezza, se i suoi grandi occhi azzurri, affondati nelle orbite, non fossero rimasti di soverchio all’ombra sotto l’arco delle folte sopracciglia, in mezzo alle quali un fascio di rughe profonde poteva raffigurare i fulmini di Giove, in atto di sprigionarsi dalle nubi. Era di giusta statura, e di membra asciutte; le spalle non erano curve, ma tali le faceva sembrare il capo chino per antica consuetudine, e s’intendeva agevolmente che non lo avesse incurvato a quel modo il peso degli anni, bensì quello dei gravi pensieri.