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palchetto in teatro, sul finire dello spettacolo, e mi aveva preso desiderio di salire nel Ridotto a vedere le maschere. Il dottor Collini era nel palchetto, come ci sono tanti altri, - (queste parole, in forma di parentesi, furono accompagnate da un sospiro) - ed egli mi si profferse per cavaliere. Detto, fatto; entrai mascherata nel ridotto, e fu allora che mi avvenne di dire al marchese di Montalto quelle innocenti parole che voi sapete....

- Io! non so nulla, signora contessa; - interruppe candidamente Lorenzo Salvani. - Il nome della signora mascherata non fu pronunziato da alcuno, ed io non chiesi nemmeno quali parole avessero dato appiglio alla contesa tra il Collini e Aloise di Montalto.

- Oh, mi fate respirare! - soggiunse la contessa. - Appunto a voi, cortese e leale come oggi vi conosco, ma come fin dall’altro giorno vi avevano decantato i padrini del vostro avversario, volevo chiedere se il mio nome fosse stato messo fuori. A voi, Salvani, - (la contessa qui disse proprio Salvani, tralasciando il titolo di cerimonia) - a voi non sarà ignoto che noi, povere donne, siamo come le nostre vesti di seta o di raso; una macchiuzza, e che sarebbe invisibile sulla vostra giubba di panno nero, le guasta per modo che non hanno più nessun pregio. Ora il solo avermi nominata, sebbene io sappia di non aver detto o fatto cosa biasimevole, l’esser posto il mio nome in mezzo ad una contesa di quella fatta, che fu sciolta per giunta col sangue, mi avrebbe cagionato un rammarico da non dirsi. -

Questo discorso fu fatto con piglio modesto dalla contessa, in quella che i suoi occhi non si dipartivano dal volto di Lorenzo, quasi interrogando i pensieri che gli passavano per la mente. Ed ebbe a rallegrarsi della sua attenzione, perchè Lorenzo aveva seguito con manifesta ansietà il racconto e si leggeva ne’ suoi occhi come fosse contento di sapere che il Collini era per lei un semplice conoscente, e null’altro.

Quello di Lorenzo Salvani era un sentimento che tutti gli uomini conosceranno a prova. La donna che noi incominciamo ad amare non ha da essere sospettata, nè d’opere, nè di pensieri; non ha da aver fatto mai l’occhiolino ad un altro, sotto pena di scomunica. Ed ecco in qual modo si può diventar gelosi perfino del passato.

- Ora, - proseguì la contessa Matilde, - poichè ho cominciato, vi dirò tutto. Non vi annoio, già?

- Signora, - esclamò Lorenzo, con aria di dolce rimprovero.