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Son felicissimo di vedere che il mio villino piace a Filippo anche più della valle, dei castagni, degli abeti e della strada maestra. Gli faccio vedere nel mio ritiro campestre ogni cosa; tranne Buci, che non c’è. Ma già so dove bazzica, quel ghiottone famoso. Non va mica al Roccolo, lui, dove si vive a petti di pollo e a zabaioni. Outsides, beefsteaks, cutlets, pigeon-pies, plum-puddings, sono, io credo, i suoi piatti favoriti. Ed hai ragione, o cane, e sei certamente più saggio di me.

Ho posto da alloggiare una intiera famiglia, e son solo, con due persone di servizio; posso dare a Filippo non una camera, ma due, tre, quante ne vuole. Ne occupa due, ci dispone tutti i suoi arnesi, e, mutati abiti, scende in giardino con me, aspettando l’ora del desinare. Qui, naturalmente, incomincio a raccontargli tutto ciò che mi è occorso.

— Briccone! — mi dice, dopo essermi stato tranquillamente a sentire. — Vuoi venire ai ferri, e farmi credere che non sei innamorato di Armida?

— Te lo giuro! Che ragione avrei per men-