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d’ogni misura, anche da Roma, capo del mondo, e conoscendone tutti i segreti. Da Cuma, poi, o da altro dei suoi luoghi di villeggiatura, non scriveva più lettere, ma biglietti, pagillares, come dicevano allora, da stare nel pugno; e guai a stringere, non se ne spremeva una goccia di sugo. Che cosa dovrò raccontarti io da Corsenna?

La contessa Quarneri, mi dici; e vedo che ti sta molto a cuore. Caro mio, prega il marito di morire alle sue acque di San Pellegrino; passa, da quel terribile spadaccino che sei, sopra i cadaveri fumanti della sua guardia.... del corpo, e sposala; per me, te la rinunzio. Mi ha chiesto dei versi per il suo albo, dove non scrivono che amici. Che piena! Affrèttati anche tu, perchè ci sono a mala pena due pagine bianche. Io mi sono contentato di un angolo, dove ho ricopiato per la ottantesima volta il mio famoso sonetto del cigno. Dicono che è classico; lei lo ha trovato stupendo; ma tu, che sai la storia di queste repliche, qual prova più convincente vorresti della mia innocenza e della mia indifferenza?