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tivo il cuore inondarmisi di amarezza e un empito di rabbia farmi groppo alla gola. Però, non sapendo contenermi più oltre, mi tolsi incontanente di là, e, uscito sull’aia, mi sprofondai nelle tenebre del pergolato. In quel punto ero così fuori di me, che, a trovar nulla nulla contrastato il mio pessimo umore, avrei dato in non so quali follìe. Correvo alla impazzata su e giù, stringendo i pugni e ruggendo; le parole, che mi uscivano rotte dal labbro, dovevano essere di bestemmia. Avevo un bel fare, io, con tutta la mia sconfinata passione; ero uno straniero per lei; ella pensava a cose che non potevano interessarmi. Non potevano! Era quella una forma più levigata di discorso, per farmi sentire che non dovevano esser sapute da me. Ecco dunque; io avevo dato ciecamente il mio cuore a quella donna; le avevo profferta la mia vita senza esitare un istante; e c’era un picciol