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virtù teologali e cardinali della vostra adolescenza, il nume ignoto, ma ardentemente invocato, a cui promettevate il meglio dell’anima vostra, i più bei fiori spiccati dall’albero della vita, innanzi che questo mettesse frutti d’amara scienza per voi. Ed anche dopo di avere amato qua e là, quando le più liete impromesse dell’esistenza vi andavano deluse, i più cari inganni vi erano spersi dal tristissimo vero e neppure avevate un cuore su cui riposare il vostro, a cui dare il tributo di un affetto tanto più forte in quanto che si ravvisa esser l’unico bene rimasto ai mortali, allora, ditemi, non vi accadde allora di pensare nuovamente a Lei, di richiamare la visione smarrita, o male incarnata in tante creature fragili e vane? Lei era l’immagine foggiata secondo i desiderii del cuore; Lei era l’arcana visitatrice, feconda di tante dolcezze al genio solitario,