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— Che cosa prevedi già tu, nella tua testolina? Credi che ardiranno salire al castello?

— Non credo niente, non prevedo niente. Venite, e basta. Domani saprete ogni cosa.

— E sia; prenderò meco tutti gli amici che troverò. Quanti abbiamo ad essere?

— Che so io? Venti, trenta, sessanta. Più numerosi sarete, tanto meglio per tutti.

— Oh, per questo, se non vuoi altro, ti porto tutta la compagnia di santa Caterina, il cui caporale è Antonio Cappa, mio buonissimo amico e compare.

— Sta bene, venite e tenetevi pronti alla chiamata, qui sotto, nella macchia delle roveri.

— Perchè da questa banda e non dall’altra? — domandò mastro Bernardo, che voleva scoprir terreno.

— Perchè.... perchè.... volete saper troppo.

— Ma, non so niente, mi pare.

— Meglio per voi. Andate, buon zio, e fate com’io v’ho detto. Il magnifico nostro signore e tutta la famiglia vi sapranno grado di tutto, non dubitate.

— Basta, mi fido di te. Hai una certa testolina, che, sto per dire, se comandassi io, ti metterei subito al posto di messere Antonello da Montefalco. Ora, addio; vo a salutare la Rosa....

— No, no, la vedrete domani. Andate, è già tardi, e se avete da cercare gli amici, non ci sarà tempo da perdere. Ma badate, giudizio, e non una parola ad alcuno!

— Che! nemmen per sogno. Tu mi conosci, nipotina. Sono un po’ chiacchierone, l’ho detto, ma nelle cose di meno importanza. Qui poi, acqua in bocca!

— Sì, dunque, andate. Io corro dal padrone. —