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II. PREFAZIONI ALLE TRAGEDIE DI PIER CORNELIO 49

ed agl’ignoranti. Dunque secondo il mio sentimento, signor conte, noi stiamo molto male a commedie ed utili e dilettevoli insieme, come il sono la maggior parte di quelle di Molière; e tomo a dire che un uomo versato nella nostra lingua può ben dalle nostre commedie e diletto ed utilità ritrarre leggendosele da sé a sé, ma da rappresentarsi in teatro le non sono a mille miglia così proprie le italiane pe’ teatri d’Italia come le francesi pe’ teatri di Francia. La quale cosa io credo che provenga in gran parte dalla rima che «lauca alle nostre e che è nelle commedie francesi; e di questo già toccai così di passaggio in una mia lettera ad un amico mio di Milano, che ho posta in fronte al primo tomo della mia traduzione di Cornelio. E tanto più sono confermato in questa mia opinione, che le cose teatrali nella lingua italiana e nella francese vogliano la rima, quanto che vedo che le nostre buone commedie in prosa sui nostri teatri non riescono, e che L’avaro di Molière non fu ben ricevuto a’ tempi suoi, per quanto ho letto nella sua vita, e non l’è neppure a’ nostri, per quanto mi vien riferto, appunto per questa ragione: perché in prosa fu dettato. Eppure la è molto strana cosa che fra tante sorte di commedie che dagl’italiani si sono scritte, non se ne sia potuta trovar una che dia tanto piacere a un popolo quanto ne danno Pantalone e Truffaldino. Di molte sorte di commedie, e tutte diversissime fra di esse, hanno gl’italiani scritte. Il mentovato Cecchi, verbigrazia, e moltissimi altri toscani ed altri italiani sono andati dietro a’ greci (per quanto sento dire, che io di greco non ne beo) ed a’ latini, alcuni in prosa scrivendo ed alcuni in un certo verso sciolto, che non è né prosa né verso, né carne né pesce; altri scrissero in verso sdrucciolo, come l’Ariosto, e di tutti quesd non ho veduto riuscire in Venezia che il solo Esopo rappresentato non ha un mese; e questa commedia forse più piacque per la novità e popolarità del principal carattere e per essere ornata di alcune leggiadre fa velette in rima, che per altra ragione. Altri hanno scritto un’altra sorte di commedie, come L’Amenta avvocato napoletano; e nessuna commedia italiana (eccettuata La Tancia, caro idol mio) mi ha dato nel leggere