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quello sará il meglio spiratoio che sia. Voi mi replicherete quello che giá mi diceste: che quel latte non lo potevi digerire nel tempo che lo pigliavi. Tornate nondimeno a provare. Se non ne potete soffrire otto once cosi alla prima, pigliatene solamente sei o cinque, solamente quattro, tre, due, una; poco a poco lo stomaco s’avvezzerá a digerirlo. E cominciate subito e dite alla mia Mariuccia che, se non v’incoraggisce a pigliarlo, anzi se non vi ci sforza, non voglio volerle piú bene, non le vo’ piú dare né anco un bacio quando torno, né lasciarmela piú sedere sul ginocchio quando le insegno il francese, né regalarle i cestelli di fragole e di lamponi. Guai a lei se colle sue dolci parolette e carezzine non fa ogni sforzo per indurvi a provar di nuovo quel latte! Ma io so ch’ella è buona e che fará quanto potrá; e su questa certezza le mando le favole scelte di monsú De La Fontaine, che m’assicuro le piaceranno quando le intenderá bene, perché sono semplici, eleganti e piacevoli quanto ella stessa. Intanto mandatemi il disegno dello spiratoio, di cui faremo pur uso, onde non lasciare alcuna cosa intentata per conservarvi la vita il piú lungamente che si possa. Addio, Giambernardino, addio a voi ed a Mariuccia. Doposcritta. Credevo di poter risponder oggi al dottor Allioni; ma un’improvvisa faccenda non mel permette. Farollo quest’altro spaccio: diteglielo.