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t’arrendo e mi chiamo vinto. Anzi, per vincer te, ecco che me ne vengo diviato alle storie incontrovertibilmente vere. Ha’ tu mai inteso mentovare un’altra repubblica che dicevano di Cartagine? Tu se’ nato a Todi, e tu se’ stato a Castelgandolfo. Dunque tu dèi sapere le cose sapute anco da’ fanciulli di Castelgandolfo e di Todi, tosto che s’han mostro per la prima volta il fabbriano alla ferula. Se quella repubblica di Cartagine s’avesse del commercio in buon dato, te lo dicano gli abitanti della Cornovaglia, dove i cartaginesi navigavano in busca di quel metallo con cui in oggi si ristagnano le padelle di rame. Potevan egli estendere il commercio piú oltre, se a que’ tempi non era peranco nato il Colombo? Contemporanea de’ cartaginesi era quella gente di Roma, tanto bizzarra, che, a quel che pare, odiava il pascersi di frittate e di frittelle e di quell’altre cose che la gente di Cartagine faceva friggere nelle padelle di rame. Avvenne un di che i cartaginesi volevano costringere i cittadini d’ Agrigento a comprare certe loro padelle vecchie, e i cittadini d’ Agrigento non le volevano comprare; tanto che s’attaccò fra di loro la baruffa. Accorsi que’ di Roma al romore, pigliarono le parti degli agrigentini, e non solo malmenarono assai i cartaginesi, dando loro di molte botte sulle teste, ma, fatta una gran catasta di legne secche e cacciatovi il fuoco, vi spinsono i cartaginesi dentro e li abbruciarono in guisa che se n’andarono tutti in fumo, alla barba di certi Asdrubali ed Amilcari ed Annibali, che ivano gridando alla gente di Roma: — Non fare, non fare! ché costoro sono amici del commercio. — Come ti garba questa, che non è fola, ma storia vera quanto il sole? Beati i romani, se non si fossero poi, di lá a un gran tratto, incapricciti di fare anch’essi il commercio, come giá i cartaginesi! Ma quello dell’Asia fu una tentazione del dimonio, a cui non seppero resistere; tanto che, infemminiti da quello e perduta l’usata bizzarria, venne loro addosso una certa gentaccia del Norte, che tanto s’intendeva di commercio quanto di telescopi, la quale fece pur un fumo de’ romani, che il vento si portò via come nulla. Eccoti cinque soldi, e lasciamene dire un’altra. In una cittá che chiamano Costantinopoli era un impero che chiamavano