Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/226

a tutto quel rispettivo tratto di paese, i di cui abitanti s’intendon gli uni gli altri, dal piú al meno, senza che gli uni si sconcino soverchio a studiare i dialetti degli altri. Per convincerci come questa è e debb’essere l’unica nostra idea rispetto alla lingua da adoperarsi nello scrivere ogni nostra scrittura, basta osservare come né in Parigi né in verun’ altra terra di Francia si parla la lingua pretta e schietta de’ libri francesi, e che né in Londra né in altra terra della Gran Brettagna si parla la lingua pretta e schietta de’ libri inglesi; né credo alcuno vorrá mai dire che in Atene o in altra terra greca si parlasse la lingua lasciata in iscritto dagli Omeri, dai Platoni, dai Demosteni, dagli Aristoteli, dai Plutarchi e finalmente da tanti santi padri greci; né credo alcuno si vorrá persuadere che in Roma antica o in altra parte dell’antica Italia la gente favellasse con quella puritá, con quell’abbondanza e con quell’ordine che troviamo negli scritti de’ Cesari, de’ Ciceroni, degli Orazi e de’ Virgili. La lingua dunque de’ libri d’un paese è sempre stata piú che mediocremente diversa da quella che si parla in questo o in quell’altro particolar distretto di quel tal paese; è sempre stata una lingua piú lavorata e piú limata che non il parlar comune di qualsivoglia de’ suoi distretti; è sempre stata una lingua piena d’artifizio e formata da molti successivi scrittori, con tutto quell’ordine grammaticale di cui è possibilmente suscettibile; è sempre stata una lingua atta ad esprimere con pari propietá cose piane e cose astruse, cose sublimi e cose basse, cose serie e cose burlesche, cose grandi e cose piccole, cose di tutte l’arti, cose di tutte le scienze, cose di tutti i paesi, e cose, in sostanza, di tutte le cose. E questo è stato l’errore, e lo è tuttavia, de’ nostri principali cruscanti, i quali, essendo stati da principio ed essendo tuttora fiorentini per la piú parte, pretesero e pretendono costrignerci a scrivere unicamente quel parlare che è propio alle genti della loro cittá, sempre divincolandosi quanto piú possono per farci adottare non solo ogni voce che s’esce attualmente dalle bocche fiorentine, ma eziandio ogni minimo ette trovato da essi in que’ tanti loro meschinissimi G. Baretti, Scelta di lettere familiari. ’S