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LETTERA TRENTUNESIMA

di Pietro Molini ad una dama inglese

[Se chi vuole apprendere una lingua debba cominciare dalle regole grammaticali.] Eccole, miledi, il sogno fresco fresco e tal quale me lo sognai questa passata notte in quel letto che Vossignoria m’ha regalato. Quel materasso pieno di piume di cigno e quelle cortine gialle hanno prodotto l’effetto ch’io m’aspettava: cioè quello di farmi fare un bel sogno. Sappia dunque, signora mia, come subito addormentato mi parve d’essere trasportato in quella parte de’ campi Elisi dove i grammatici s’ hanno il loro domicilio. Quivi stavano molti di essi seduti in cerchio su certi durissimi sassi in un luogo non molto ameno: voglio dire in un po’ di piano ineguale assai e senz’erba, all’ombra di certe rupi scoscese e ricoperte di freddissima neve, circondati da certi alberi, o piuttosto tronconi d’alberi, quasi privi in tutto di frondi, da’ di cui secchi rami pendevano alcuni pochi frutti di scorza molto dura, amari al gusto e di non facile digestione. Veda, miledi, che strana dimora è toccata in que’ fortunati Elisi ai poveri grammatici! Quivi io trovai un Lascaris, un Vossio, un Alvaro, un Restaut, un Bussier, un Veneroni, un Buonmattei, un Nebrixa, un Beniamino Johnson, un Wallis e molti altri i di cui sparuti visi m ’erano affatto ignoti. E si stavano profondamente immersi in una vivissima disputa, ed era l’argomento del loro altercare: «Se una persona che vuole apprendere una lingua debba cominciare dalle regole grammaticali o no». Il padre don Emanuello Alvaro b), fiancheggiato principalmente (i) Gesuita portoghese di cui abbiamo una buona grammatica in latino della lingua latina.