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illustre e riverendo monsignor

Sforza Riaro vescovo di Lucca salute


Quanto sia biasimevole in ogni persona la superbia si può di leggero da questo comprendere: che generalmente in ogni compagnia tutti i superbi sono fuggiti e nessuno vuole il loro commerzio, ove per lo contrario gli umani e piacevoli sempre sono amati ed onorati. E nel vero l’inordinato appetito di voler precedere in qual si voglia cosa il compagno oltre i meriti grandi che la persona ha, sará sempre da’ sani ingegni stimato vizio. E stando la superbia in ogni sorte d’uomini male, come senza dubio sta, a me pare che ne le persone religiose stia malissimo, appartenendo a loro, che fanno professione d’umiltá, con opere virtuose a dar al mondo buon essempio. E facendosi il contrario, si dá materia di scandalo ai cristiani, come, pochi dí sono, qui in Milano avvenne in una solenne general processione, che dopo la rotta del campo dei veneziani in Giara d’Adda fu fatta, quando il re Lodovico di questo nome decimosecondo rivenne trionfando a Milano. Volevano i canonici regolari piú degno ed onorato luogo che i monaci di santo Benedetto, allegando alcune loro ragioni che sono stampate. E non potendo il detto luogo ottenere, perciò che messer Sebastiano Giberti, dottor canonista e vicario de l’illustrissimo e reverendissimo cardinal di Ferrara arcivescovo di Milano, non volse, mosso da prudente conseglio, che si facesse innovazione alcuna, alora i detti canonici non vennero in processione; il che diede assai da mormorar a tutto Milano. Avvenne quell’istesso giorno che essendo in casa di messer Giacomo Antiquario, uomo per buoni costumi, integritá di vita e buone lettere eminentissimo, molti gentiluomini, avendo egli fatto una eloquentissima e dotta orazione del trionfo del re, e parlandosi de la questione e lite mossa dai canonici, messer Nicolò da la Croce, iurisperito e piacevole gentiluomo, narrò una breve novelletta che assai ci fece ridere. Ed avendola io scritta, ve la mando e dono, a ciò che talora, quando dai vostri piú gravi studi vi sentite lasso, possiate, interlasciandogli, con la lezione di questa novelletta ricrearvi alquanto, non si disdicendo ad ogni grave ed onorato personaggio con onesta urbanitá talora sollazzarsi. Si legge che il