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per moglie, parendo a lui che sotto questo titolo di matrimonio non devessero aver i suoi avversari luogo alcuno di lacerarlo. Fermatosi adunque in questo proposito, e senza strepito ordinato ad un suo fidatissimo ciò che voleva che da lui fosse fatto, attese che il ballare e le danze si finissero. Finite le feste, e le tavole messe ad ordine, si cenò, avendo sempre il re di rimpetto a tavola la sua nuova innamorata, con la vista de la quale cercando di scemar le sue ardentissime fiamme, assai piú le faceva maggiori. Mangiò molto poco il re, combattendo continovamente con i suoi pensieri. Dato fine a la cena, un’altra volta ritornarono a danzare, menando in lungo la festa. Dato poi fine al tutto, si misero tutti di brigata per accompagnar la sposa a l’albergo del marito. Bisognava far la via per dinanzi al castello ove il re dimorar soleva. Il perché, essendo giunti dinanzi a la porta del castello, trovarono quivi di fuori tutta la guardia, secondo che il re ordinato aveva, starsi armata. Il re, avendo in mano le redine de la chinea su la quale era la sposa, al conte di Prata rivolto, tanto alto che da tutti era inteso, in questo modo disse: – Conte, o la mia ventura o disaventura, come si sia, ha voluto che sí tosto che oggi io vidi la signora Maria, che subito di tal modo me n’innamorassi, che io non abbia mai ad altro potuto rivolger l’animo che d’esserne possessore. Il perché, conoscendo manifestamente che senza lei io viver non potrei, e che voi ancora non avete consumato il matrimonio, vi prego per quell’amore che mi portate, che vogliate esser contento che io lei, di contessa che essere sperava, faccia reina di Ragona, prendendola per moglie. A voi non mancheranno donne, ove io non saprei trovar mai piú chi cosí fosse a mio proposito come la signora Maria. – Il conte fece di necessitá vertú, non potendo far altrimenti. E cosí il re Giovanni, mandato a Roma per la dispensa, sposò la signora Maria per moglie, contentandosi che il conte di Prata ritenesse in sé tutta la dote che l’ammirante mandata aveva. Di questo amoroso matrimonio nacque quel glorioso re Ferrando di Ragona, che sposò la reina Isabella di Spagna e conquistò il regno di Granata, cacciando i mori in Affrica; e poi cacciando i francesi fuor del regno di Napoli, con il mezzo di Consalvo Fernando Agidario, cognominato il «Magno capitano», riacquistò quel regno a la casa di Ragona.


Il Bandello