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come qual altro che ci sia, poi che ho molle il becco. – E cosí ragionandosi di varie cose e d’uno in altro parlamento travarcandosi, il signor Gian Girolamo Castiglione a certo proposito disse: – Io so che il signor Rolando Pallavicino mio cognato ha fatto un bel tratto. Egli aveva menata pratica di dar moglie a mio nipote, nasciuto di lui e di mia sorella che questi anni passati si morí, e giá aveva concluso il matrimonio ne la signora Domicilla Gambara; e subito innamoratosi di lei, di nora se l’ha fatta moglie, e serrato fuori il figliuolo. Io non so come la sposa si contenterá di cotesto cambio, perdendo un bel giovinetto e pigliando un brutto vecchio. – Ella fará, – rispose la signora Leonora di Correggio, contessa di Locarno, – come fece la buona memoria di vostra sorella, che era giovane bellissima e pur si contentò del signor Rolando fin che visse. – Ora, di questo fatto variamente ragionandosi, il conte Francesco disse: – Nessuno si meravigli di ciò che ha fatto il signor Rolando, perciò che, se ben la pratica ci era di dar quella signora al figliuolo, non era perciò conchiusa. Ora io vi vo’ narrare una cosa avvenuta ai giorni dei nostri padri, ove intenderete come, essendo giá una sposata e fatte le nozze, un altro se la prese per moglie e di contessa la fece reina. – E quivi narrò la novella che io ora, signora Giulia, vi dono, a ciò che piú non mi diciate di quelle cose che spesso dir mi solete, sapendo voi ch’io m’accorgo molto bene che di me vi burlate. Ma io per piú non poter, fo quanto io posso. Intendami chi può, ché m’intend’io. State sana.Novella LIV

Invitato il re di Ragona a certe nozze, s’innamora de la sposa
e la piglia per moglie il giorno de le nozze.


Come sapete, io nacqui a Napoli, e lá sono cresciuto ed allevato fin al vigesimo anno de la mia etá. Quivi essendo, intesi io quello che ora intendo narrarvi. Il conte di Prata, gentiluomo barcellonese, fu cavaliero di molta riputazione in quei paesi. Egli, essendo giovine e ricco, e volendo prender moglie, tenne pratica d’aver una figliuola de l’ammirante di Spagna, la quale era in quei dí la piú bella e leggiadra e di piú belle maniere giovane che si sapesse in tutti quei regni. Il conte di Prata, di lei per fama innamorato, con il favore del re Giovanni di Ragona di cui egli era vassallo, tanto s’affaticò che da l’ammirante ottenne