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quando ritroverà che io così poca guardia e così mal governo ho avuto dei casi vostri? Oimè! che questo è bene stato un accidente miserabile, una notte oscura e sfortunata, un punto di stella crudelissimo. Oimè! padrone, la vostra cara consorte che tanto amavate, ed ella voi tanto amava, più viva non vederete. Il vostro figliuolino, di cui tanto al suo nascer vi sète allegrato, quanto ora vi attristerà, quanta vi darà pena e di quante amarissime lagrime vi sarà cagione, quando insieme con la dolente madre, non so come, così miserabilmente morto trovarete! Oimè, Dio, oimè! che veggio? ahi, padrona mia cara, che avete voi? oimè che fierissimo dolore, ahi che forte pensiero è stato questo che v’ha fatto diventar di voi stessa micidiale! – Molte altre pietose parole disse la dolente giovane, ed oltra le parole si pose le mani ai capegli e molte chiocchette di capo se ne svelse, tuttavia gridando come fuor di sè. A questo lagrimoso grido e a le dolenti voci de la pietosa giovane si risvegliò tutta la famiglia, e di mano in mano, secondo che entravano in camera, il pianto cresceva maggiore, perchè con le lamentevol voci si sentiva un doloroso romore d’una dissonante armonia resultante da varie voci d’uomini e donne, da giovini e vecchi e da tutti quelli che erano in castello, con percuoter mano a mano, battersi il petto, dar dei piedi in terra ed altri atti che in simil casi sogliano farsi, e massimamente ove intervengono donne, che di natura loro son più tenere e dilicate e più di leggero si muovono a pietà e più facilmente piangono che non fanno gli uomini, che in effetto sono più duri e crudi di core. Risvegliossi anco in questo il fratello de la mal venturosa donna, e come forsennato a la così dolente ed insperata nuova levatosi di letto, e a pena mezzo vestito, latrando come un cane, se n’entrò in camera de la sorella suffocata, la qual veduta in quel modo col morto figliuolino, subito svenne e cadde in terra tramortito, di maniera che altro tanto assembrava morto quanto la sirocchia ed il nipotino. Se questo altro accidente raddoppiò i gridi e i lamenti, Iddio ve lo dica, chè io per me non mi reputo bastante a dirlo. Tanto era vario il romore e così orrendo lo strepito che in quella camera rimbombava, che se fosse tuonato come quando più iratamente il cielo con focosi lampi folgorando tuona, là dentro nulla si sarebbe sentito. Furono a lo svenuto giovine con fregamenti e con spruzzargli acqua fresca nel viso e con altri argomenti fatti ritornar gli smarriti spiriti. Il quale come in sè rivenne, dopo l’essersi estremamente doluto e lamentato e senza fine pianto, domandò ove fosse il marito di sua