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IL BANDELLO

al magnifico e valoroso cavaliere

il signor

aloise gonzaga

salute


Quanti errori e strabocchevoli scandali provengono da la ignoranzia di quelli sacerdoti che odeno le confessioni sacramentali de li penitenti, che almeno la quadragesima si vanno a confessare, tante volte si è veduto che superfluo mi pare di farne piú longo sermone. E in vero non si deverebbe cosí di liggiero permettere la udienza de le confessioni a ogni sacerdote, sia prete o frate, se non si conosce scienziato almeno in quelle cose che appertengono a la cura de le anime, essendo questo ufficio di tanta importanza quanta si può considerare. Se l’uomo è infermo, cerca a la cura del corpo avere il piú eccellente medico che si trovi. Ma quanti ce ne sono che, mortalemente infermi de l’anima, vorrebbero, quando se confessano, trovar uno sacerdote che fosse cieco e sordo e anco ignorante, acciò che da peccato a peccato non facesse differenza, ma del tutto assolvesse, come se tale assoluzione fosse valida, che non assoluzione ma dannazione eterna de l’uno e l’altro si deve chiamare. Di questi ignoranti e temerari sacerdoti ragionandosi questi di a Diporto ne l’amenissimo giardino di madama Isabella marchesa di Mantova, ove anco voi eravate e molti altri signori e gentiluomini, si parlò di quello religioso che assolse uno suo figliuolo spirituale da una scommunica papale, e non sapeva il misero ciò che si fossen né casi né scommuniche. Di questo voi sapete ciò che io ne dissi a l’illustrissimo signor marchese, quando insieme con voi, con messer Tomaso degli Strozzi