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2 PARTE SECONDA s'unirono a morte e distruzione dei nostri. Il Zagaglia adunque, dopo l’essersi lungamente difTeso e morti di sua mano degli avversari più di sessanta, a la fine avendo molte ferite di picca e di saette, mancandogli il sangue, nel mezzo dei morti nemici, non potendo più sostenersi, si lasciò valorosamente con la sua spada in mano e con la rotella al braccio andar in terra, e quivi fu da la moltitudine dei combattenti oppresso. Tutti gli altri soldati combattendo furono morti, perché Francesco Monsignore sotto pena de la vita comandò che nessuno si pigliasse prigione. Alcuni, ben che pochi, si salvarono per beneficio de la notte. Il giorno seguente parlandosi del combattere che s’era fatto e lodando molto il valore e fortezza del Zagaglia, Francesco Monsignore fece ricercar il corpo morto, ed avutolo dinanzi a sé, in luogo di fargli dar sepoltura come onoratamente fece Annibaie a Marcello, non so da che maligno spirito preso, crudelissimamente gli fece cavar il core e darlo ai cani, né volle che fosse sepellito. Né altro sapeva dire se non che il Zagaglia gli aveva ammazzato, senza il numero degli altri, otto o nove dei migliori soldati che avesse. Fu appresso il cartaginese, perpetuo e crudelissimo nemico dei romani, la vertù del romano Marcello in prezzo: non guardò Annibaie che Marcello più volte l'avesse superato e fattogli morire migliaia e migliaia di soldati, del quale già aveva detto che né vittore né vitto sapeva riposare, ché trovato il corpo suo, con debito onore gli fe' dar convenevol sepoltura. E ai giorni nostri in Italia s'è trovato un prencipe italiano che ad un fortissimo soldato italiano, che onoratamente aveva mostrato il suo valore e con l'arme in mano da par suo era morto, non solamente non ha voluto lasciarlo seppellire, ma gli ha, cosi morto com’era, fatto cavar il core? Ma dove egli si credeva il Zagaglia disonorare, se stesso ha meravigliosamente disonorato, perciò che ovunque la morte del Zagaglia sarà narrata, tutto '1 mondo come merita lo loderà, ed insiememente sarà astretto la crudeltà di Francesco Monsignor biasimare e crudelissimo e barbaro nominarlo. E di già nel campo cesareo lutti i grandi e i piccioli abborriscono questo fatto, ed in privato e publico dicono che è stata cosa indegna d’un signore e che non starebbe mai bene ad alcuno