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novella xxx 415

arcifanfalo, non gli bastando l’animo di negar ciò che sa che tutti sanno. Fu domandato dapoi fuor di camera e andò in sala ove sono dipinti i divini trionfi di Giulio Cesare imperadore di mano d’Andrea Mantegna, con tanti altri bellissimi quadri di pittura eccellentissima. Quivi venne un notaio con testimoni, perciò che il pecorone voleva far certo contratto d’una vendita. Ed ecco arrivare in questo il signor mio zio, il signor Giovanni Gonzaga, il quale, intendendo ciò che si trattava, s’accostò festevolmente al notaio e cosí gli disse: — Aspetta e intendimi bene prima che stipuli questo contratto, se vuoi che sia valido. Non sai tu che non lece a la moglie senza il consentimento del marito o dei piú propinqui parenti o col decreto del prencipe far contratto di vendita? Io qui vedo la moglie — e pose la mano su le spalle a l’arcifanfalo, — ma non ci veggio il marito né parenti né alcuno dei magistrati marchionali. — Quanti in sala erano tutti risero de l’arguto e mordace detto del signor Giovanni, essendo manifesto il vivere disonestissimo de l’amico. Ma egli, come se inteso non avesse, al signor Giovanni ridendo rispose: — Signore, voi sempre scherzate e séte su le burle. — Il signor mio zio ridendo questa risposta a lui rivolto fece: — Quello che io ho detto è stato tutto per beneficio ed util vostro, perciò che io non vorrei che voi fossi astretto a rifare un’altra volta questo contratto, non avendo voi licenzia d’ubligarvi. — Ma il castrone punto non si mosse, e pur vedeva che quanti erano in sala smascellatamente ridevano. Detto questo tacque il signor Gostanzo, quando il signor Alessandro Gonzaga cominciò a dire: — Signori miei, noi siamo entrati in un cupo e largo mare, se crediamo in cosí poco tempo come ora abbiamo poter narrare la millesima parte de le vertu di cotestui. Elle sono tali e tante, che non ci basterebbe un’etá, non che cosí breve ora, a dirle. Ma se ne dirá qualcuna di quelle che prima occorreranno a la bocca. Ed io seguitando dico che innanzi al conseglio marchionale s’agitava piatendo una lite tra un nostro mantovano e madonna Lodovica Torella, donna di grandissimo ingegno e d’animoso core. Favoriva l’arcifanfalo quanto a lui era possibile l’avversario di madonna Lodovica, ed in ogni cosa che poteva offender questa gentildonna,