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novella xxi 273

Il che sono io presta a fare, mentre una cosa ne segua, che è che mio marito mai non lo sappia, perciò che senza dubio mi anciderebbe. E a ciò che nessuno de la casa se ne accorga, voi dimane su l’ora del mangiar verrete, com’è la costuma vostra, in castello, non facendo né qui né altrove dimora, ma subito vi ripararete ne la camera de la torre maestra, su la porta de la quale sono in marmo intagliate l’arme di questo regno, ed entrato dentro serrarete l’uscio. La camera trovarete aperta, ove io dopoi me ne verrò, e potremo a nostro agio senza essere visti da persona, ché provederò che nessuno ci sia lá a torno, potremo, vi dico, godere del nostro amore e darci buon tempo. — Era questa camera una prigione fortissima, che fatta fu anticamente a posta per tenervi entro alcuno gentiluomo che non si volesse far morire, ma tenerlo incarcerato fin che vivesse. Il barone, avuta questa cosí al parer suo buona risposta, si tenne per il piú contento ed aventuroso uomo del mondo e non averia voluto acquistar un reame. Onde, ringraziata quanto piú seppe e puoté la donna, si partí e ritornò al suo albergo, pieno di tanta gioia e tanto lieto che non capeva nel cuoio. Il dí seguente, come fu venuta l’ora, il barone andò al castello, e non vi ritrovando persona entrò dentro e secondo l’ammaestramento de la donna andò di lungo a la camera, e quella trovata aperta, come fu entrato spinse l'uscio al muro, che da se stesso si serrò. Era l’uscio di modo acconcio, che di dentro non si poteva senza la chiave aprire, ed oltra questo aveva di fuori una fortissima serratura. La donna, che non molto lontana era in aguato, come sentí l’uscio essersi chiavato, uscí de la camera ove era, ed a la camera dentro a cui il barone stava arrivata, quella di fuori via serrò, e chiavata la serratura portò seco la chiave. Era quella camera, come s’è detto, ne la torre maestra, e in essa aveva un letto assai ben in ordine; la finestra che a quella dava il lume era di modo alta, che senza scala non vi si poteva uomo affacciare; del resto era assai accomodata per una onesta prigione. Quivi entrato che fu, il signor Alberto si pose a sedere, attendendo, come i giudei fanno il Messia, che la donna, secondo che detto gli aveva, venisse a

M. Bandello, Novelle. 18