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IL BANDELLO

al valoroso signore

il signor

francesco cantelmo

duca di Sora


Il giorno dopo che io partii da Mantova e venni a Gazuolo, il vostro e mio gentile ed ufficiosissimo messer Paris Ceresaro con un suo servidore mi mandò la vostra lettera, che voi da Milano mi avete scritta, la quale se mi fu grata oltra modo, non potrei dirvi, ché in vero mi fu, se dir lice, piú che gratissima. E perché io in breve sarò in Milano, ove mi fermerò per qualche tempo, non vi risponderò altrimenti a l’ultima parte di essa lettera, perché quando saremo insieme io sodisfarò molto meglio a bocca a quanto desiderate che per me si faccia che ora non farei con lettere; e mi rendo sicuro che il tutto senza difficultá nessuna otterremo, e tanto piú facilmente quanto che colui dal quale voi devete esser servito ha bisogno del favore dell’illustrissimo monsignor di Lautrecco, il quale leggermente da voi gli sará impetrato, non ricercando egli se non cosa giusta ed onesta, e voi appresso il detto monsignor potendo molto, come la fedele ed assidua vostra servitú e le vostre rare vertuti meritano. Or tornando a la lettera vostra, pensate se poteva in meglior luogo e tempo trovarmi che in Gazuolo. Come ella fu da me letta, io la diedi in mano al nostro cortesissimo signor Pirro Gonzaga, dicendogli queste precise parole: — Se io ora in Mantova o altrove mi ritrovassi, al ricever di questa lettera me ne montarei a cavallo e verrei a ritrovarvi ovunque voi vi ritrovassi per servir il signor Francesco. Pensate mò’ quello che io farò essendo qui a la presenza vostra. — Alora egli lesse la lettera, e ridendo mi disse: — To’ la tua lettera, e non mi