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delle preponderanze straniere |
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tra le tasse piemontesi, fossero pure eccessive
ma rimanenti in paese, e quel miliardo che lo stesso Botta accenna
portato via in tredici anni dal solo Regno di qua del Faro? Qual
paragone tra le vite spente sui campi, od anche tra gli stenti di
guerra, e quelle spegnentisi a poco a poco sotto alle spoliazioni
fatte dai viceré stranieri, e lor cortigiani spagnuoli o regnicoli, e
lor donne, e lor servi, ed i servi de’ loro servi? Quale sopratutto
(se agli effetti umani si miri solamente) tra la stessa immoralitá,
libera almeno, della corte piemontese, e quelle infami parole, «vendan
le mogli e le figliuole»? No, no, non son sogni poetici o filosofici,
sono realitá della natura umana (non cosí corrotta, grazie al cielo,
come la dicono troppo sovente quello ed altri storici piangitori),
sono realitá le consolazioni della nazionalitá, dell’unione, del
sacrifizio, dell’amor reciproco di principi e popoli, concordemente
soffrenti o trionfanti. — Piú grave ancora parmi l’error teorico o
politico del dividere l’Italia del Seicento troppo innaturalmente:
Savoia indipendente e province spagnuole da un lato, e tutti gli altri
Stati piú o meno dipendenti dall’altro lato. Qui è tutto perduto
di vista quel sentimento d’indipendenza, che è giá altrove troppo
sovente negletto da quello ed altri scrittori di nostre storie; e
che, ripetiamolo, è quello pure che ispira e guida senza eccezione
tutte le storie dell’altre nazioni antiche e moderne. Quando cosí
veramente, come non furono, fossero stati del paro infelici Piemonte
indipendente e province spagnuole, quando del paro piú felici gli altri
Stati italiani, la divisione non dovrebbe farsi a questa norma della
felicitá, ma a quella sempre, a quella sola della indipendenza. O siamo
italiani, o non siamo. Ma se, come certo il voleva ed era Botta, noi
siamo; non sono i gradi di felicitá, ma quelli della nazionalitá, a
cui dovremmo badare per istabilir le differenze, le divisioni degli
Stati italiani. Dal dí, che, sceso Carlo VIII, incominciarono ad essere
in Italia Stati stranieri e Stati nazionali, questa differenza fu, è,
e sará sempre la essenziale da osservare; quella, rimpetto a cui non
sarebbe da badare a felicitá, se non che appunto la felicitá materiale
per lo piú (si ritenga a mente il miliardo), e sempre poi la