almeno si potrá scusare per
la prudenza, o almeno per il non dividersi dalla compagna Venezia.
L’errore sconoscente della Costituente non fu superato se non dalla piú
sconoscente infamia della giornata del 5 agosto, che termina la breve
e fatal serie dei fatti di Lombardia libera, ricomincia quella dei
suoi dolori. Rispettiamoli e passiamo. — Venezia essa pure incominciò
con un errore grave, ma forse scusabile, e certamente breve, e piú che
compensato poi dalla sua perdurante, magnifica difesa. Male o bene,
tutto vi fu effetto delle sue condizioni peculiari, non solamente
locali, ma anche politiche. La servitú di Milano, antica giá di oltre a
tre secoli, dal 1535 in poi, era stata quasi interrotta da quindici o
diciotto anni di apparente indipendenza; e rinnovata da trentaquattro
anni, era stata grave sí, ma pure splendida fino a un certo punto, e
quasi adulata talora, fino agli ultimi anni e mesi; e quindi Milano,
forse piú profondamente, certo piú anticamente avvilito, era meno
umiliato anche prima delle insuperbienti cinque giornate. All’incontro,
Venezia non era serva che da cinquanta anni di umiliazioni e patimenti
continui, materiali, sentiti da tutti, grandi e popolo insieme; quindi
meno avvilita forse, ella si mostrò certo piú umile, piú modesta, piú
arrendevole, piú intendente la necessitá dei tempi e luoghi. S’aggiunse
la fortuna d’aver cacciati gli stranieri facilmente fin dal 24 marzo,
colle sole minacce, quasi senza sangue, e cosí quasi senza causa o
pretesto d’insuperbire. Ébbene un’altra: che gli uomini principali i
quali iniziarono la sua rivoluzione, furono meno discordi; ed uno di
essi, il Manin, crebbe in breve sopra gli altri, e sopra se stesso;
seppe e poté farvisi duce e quasi dittatore. Ma questa fortuna o
saviezza fu figlia dell’altre; essendo gran saviezza nelle rivoluzioni
saper farsi o lasciarsi fare un buon duce. Ad ogni modo, appena
liberatasi Venezia, si costituí in repubblica, ma di San Marco, piú
che alla francese, od a modo de’ carbonari o della Giovine Italia; e
quanti di costoro accorsero, il Manin seppe annientarli e scostarli,
od anche cacciarli; e appena si parlò di fusioni, ella pure Venezia
seppe aderirvi, e con Milano primamente quantunque non repubblicana,
e con Piemonte quantunque monarchico. E s’armò,