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delle preponderanze straniere |
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impedite le esagerazioni.
Perciocché non pochi degli scrittori qui nominati, e molti poi de’
minori vissero fuori d’Italia, ove essi avrebber potuto, al par degli
stranieri, passare ogni limite di moderazione e bontá; ondeché, se non
li passarono, o li passarono di rado, ei sembra doversi conchiudere,
che la natura, o meglio forse l’antichitá, della civiltá italiana,
portino seco quasi uno schermo contro a quelle esagerazioni, le quali
sono proprie delle colture piú nuove, e più specialmente del secondo
periodo di esse, del periodo vago di novitá. L’Italia, che era fin
d’allora al suo quinto secolo di coltura, amava ciò che amano i vecchi,
la ragione; e non essa nemmeno nelle pretensioni eccessive, ma nella
giusta moderazione di lei. E vegga quindi ognuno, se non sarebbe stato
fin dal secolo scorso piú utile ed alla italiana ed all’universale e
cristiana coltura, torre od allentare almeno que’ freni, che non erano
dunque necessari a moderare gli scrittori nostri, e che, scemando
poi lor libero andamento, scemarono senza dubbio lor facoltá, lor
potenza. E il fatto sta, che se noi rimoviamo le pretensioni nazionali
e massime le provinciali e municipali, due soli grandi troveremo tra’
nominati; Vico e Muratori. — Vico ebbe destino contrario al consueto;
negletto dai contemporanei ed esaltato dai posteri, ci rimane uno
di que’ rari esempi che confortano le speranze, per lo piú stolte,
dei cosí detti «ingegni incompresi». Vico fu incontrastabilmente un
grande ingegno: fu, tra’ moderni, terzo dopo Macchiavello e Bossuet
a cercar quelle leggi secondo le quali si rivolgono e s’avanzano le
nazioni, a studiar quella, come che si chiami, ragione o filosofia o
semplicemente scienza della storia universale. Ma Vico s’ingannò oltre
ai due predecessori in fatto di storia antica, credendo trovar in
essa piú simboli, piú arcani, piú profonditá che non vi sono. I fatti
antichi furono piú semplici che non credette quel quasi seicentista
della storia, e che non credono molti peggio di lui. E poi, non
istudiando abbastanza la storia del mondo moderno e cristiano, ei non
concepí l’essenzial differenza che è tra il mondo antico e questo
nostro; incamminato quello nella via dell’errore e destinato quindi
a progredire in essa, cioè, in somma, a peggiorare, a corrompersi