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124 libro settimo

questo e preso il governo, cacciò Dutillot, e rimutò ogni cosa; da grandi contese, a grandi arrendevolezze per Roma; da progressi, a timiditá, immobilitá. — In Modena signoreggiò il duca Francesco III fino al 1742, e gli succedette poi Ercole Rinaldo ultimo degli Estensi, principe buono, e che solo forse de’ contemporanei non contese con Roma, ma che fu poco riformatore e gretto principe. — Delle due repubbliche poi, Venezia oziava, poltriva, marciva. Le contese con Roma erano solo moto che agitasse quella paludosa tranquillitá. Del resto, pace, beato far niente, carnovale quasi perpetuo, ozi e vizi. Non piú guerre continentali da due secoli e mezzo, non marittime contro a’ turchi dal principio del decimottavo; non riforme, non mutazioni, non miglioramenti di niuna sorta; commerci cessanti, perché, da maggiori che erano stati giá, diventarono, non progrediendo, prima pari, poi minori degli stranieri progrediti. La smania di difender qualunque cosa d’Italia, anche i malanni, fece difendere, lodare questa vergognosa decrepitudine veneziana; i nipoti, se risorti, ne giudicheranno. Dicesi delle aristocrazie che elle sono conservative; ed è vero; ma resta a sapere se sia bene o male il conservar le decrepitudini, e se conservandole si conservino gli Stati, o non anzi si precipitino. — Genova avea conservato piú commerci in pace, piú partecipazioni alle guerre italiane, senza dubbio; e l’ultimo fatto della propria liberazione era tale, che parrebbe averla dovuta rinnovare. Ma anche di lei si mani festò la vecchiezza all’incapacitá di saper reggere e serbare i sudditi. Continuarono dopo la pace d’Aquisgrana le parti in Corsica; rimastivi i francesi per aiutar Genova a tenerla, incominciossi a parteggiare per essi contro a Genova, e continuossi a parteggiar da altri per la libertá. Capo di questi era il Giafferi; fu assassinato dal proprio fratello [3 ottobre 1753]; crebbene, se n’inasprí sua parte; chiamò a reggerla Pasquale figlio di Giacinto Paoli, esuli amendue al servigio di Napoli. Natura forte, insulare, ma educata a civiltá, come quella poi di Napoleone, Pasquale Paoli avea del grand’uomo; e intese a liberar insieme e incivilire i suoi. Eppure (terribile insegnamento a chi anche con buone ragioni cerchi a dividere, o, se