questo e preso il governo, cacciò Dutillot,
e rimutò ogni cosa; da grandi contese, a grandi arrendevolezze per
Roma; da progressi, a timiditá, immobilitá. — In Modena signoreggiò
il duca Francesco III fino al 1742, e gli succedette poi Ercole
Rinaldo ultimo degli Estensi, principe buono, e che solo forse de’
contemporanei non contese con Roma, ma che fu poco riformatore e
gretto principe. — Delle due repubbliche poi, Venezia oziava, poltriva,
marciva. Le contese con Roma erano solo moto che agitasse quella
paludosa tranquillitá. Del resto, pace, beato far niente, carnovale
quasi perpetuo, ozi e vizi. Non piú guerre continentali da due secoli
e mezzo, non marittime contro a’ turchi dal principio del decimottavo;
non riforme, non mutazioni, non miglioramenti di niuna sorta; commerci
cessanti, perché, da maggiori che erano stati giá, diventarono, non
progrediendo, prima pari, poi minori degli stranieri progrediti.
La smania di difender qualunque cosa d’Italia, anche i malanni,
fece difendere, lodare questa vergognosa decrepitudine veneziana; i
nipoti, se risorti, ne giudicheranno. Dicesi delle aristocrazie che
elle sono conservative; ed è vero; ma resta a sapere se sia bene o
male il conservar le decrepitudini, e se conservandole si conservino
gli Stati, o non anzi si precipitino. — Genova avea conservato piú
commerci in pace, piú partecipazioni alle guerre italiane, senza
dubbio; e l’ultimo fatto della propria liberazione era tale, che
parrebbe averla dovuta rinnovare. Ma anche di lei si mani festò la
vecchiezza all’incapacitá di saper reggere e serbare i sudditi.
Continuarono dopo la pace d’Aquisgrana le parti in Corsica; rimastivi
i francesi per aiutar Genova a tenerla, incominciossi a parteggiare
per essi contro a Genova, e continuossi a parteggiar da altri per la
libertá. Capo di questi era il Giafferi; fu assassinato dal proprio
fratello [3 ottobre 1753]; crebbene, se n’inasprí sua parte; chiamò a
reggerla Pasquale figlio di Giacinto Paoli, esuli amendue al servigio
di Napoli. Natura forte, insulare, ma educata a civiltá, come quella
poi di Napoleone, Pasquale Paoli avea del grand’uomo; e intese a
liberar insieme e incivilire i suoi. Eppure (terribile insegnamento a
chi anche con buone ragioni cerchi a dividere, o, se