Pagina:Balbo, Cesare – Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, Vol. I, 1913 – BEIC 1740806.djvu/274

268 libro sesto

di Milano e Venezia, quali li vedemmo fino a’ nostri dí. Francesco signoreggiò poi tranquillo, glorioso, splendido altri dodici anni; e negatagli l’investitura da Federigo d’Austria, non se ne curò; offertagli per danari, la ricusò. — Costui era disceso nel 1452, ed avea fatti gli Estensi duchi di Modena e Reggio, cosí innalzando un altro de’ principati duraturi; e scansata Milano, erasi fatto incoronar a Roma, non solamente imperatore, ma, contra l’uso, re d’Italia, da papa Niccolò V troppo condiscendente; poi era risalito. Nel 1453, Stefano Porcari, un gentiluomo romano, che poc’anni addietro, nell’interregno della elezione di Niccolò, avea propugnati i diritti di libertá del popolo romano, fece una congiura di fuorusciti, rientrò con trecento una notte in una casa; fu tradito, accerchiato, preso, appiccato. — In quest’anno medesimo si compiè la gran vergogna e calamitá della cristianitá europea; fu presa Costantinopoli da Maometto II e i turchi; e cosí finí l’imperio greco, orientale, romano, quella reliquia, lungamente superstite, della civiltá antica. Quindi si sparsero i turchi tra pochi anni nelle province greche dell’Eusino, del Danubio, di Atene, della Morea e nelle isole; facendovi servi, «giaurri», i milioni d’abitatori cristiani. Spaventossene la cristianitá, ma non se ne mosse; non avea piú quel fior di zelo cristiano che avea mosse le crociate; non ancora quello zelo di civiltá che la muove, benché tanto discordemente epperciò lentamente, a’ nostri dí. E giá fin d’allora lo zelo commerciale superava qualunque altro, faceva prendere i mezzi termini. Nell’anno della conquista, Venezia fece col barbaro conquistatore un trattato di pace, d’alleanza e buon vicinato, per salvare i suoi stabilimenti, i suoi scali, e a capo di essi il bailo ambasciadore, consolo, giudice de’ cittadini veneziani lá sofferti. Trovasi menzione d’una lega italiana ideata tra il 1454 e il 1455; ma furon parole: gl’interessi minori ma presenti fecero lasciare i maggiori e lontani. Fu nuova vergogna e danno alla cristianitá; danno poi particolare all’Italia, in cui saran sempre sogni le confederazioni immaginate in generale, senza scopo, senza occasione; in cui le occasioni sole posson condurre alle leghe temporarie, e queste sole, se mai, a qualche