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dei barbari | 107 |
e portava la porpora, ed avea dato o fatto dare a parecchi sudditti
suoi il titolo di patrizio, portato allora da parecchi re barbari,
s’apparentò, trattò, guerreggiò con molti di questi, men da pari che
superiore. S’apparentò coi re de’ borgognoni in Gallia, de’ turingi in
Germania, de’ vandali in Africa, de’ goti in Ispagna, e con quel
Clodoveo uno de’ re franchi, il quale allora appunto veniva
sollevandosi sopra gli altri, e cosí fondando quella monarchia tanto
minore allora, tanto piú durevole poi, che non quella di
Teoderico. — Signor giá della penisola, della Sicilia, delle due Rezie
e del Norico, incominciò nel 504 nuove guerre e conquiste. E prima,
contro ai gepidi e bulgari in Pannonia, la quale conquistò fino al
Sirmio; poi contra Clodoveo, che estendendosi avea sconfitto e morto a
Poitiers [506] il re de’ visigoti, ed occupate tutte lor province di
Gallia, tranne Provenza e Rossiglione. Teoderico salvò queste sí ad
Amalarico re fanciullo figliuolo dell’ucciso, ma gli mandò a tutore
Teuda uno de’ suoi conti; e pare che il facesse governare in nome suo,
e prendesse egli titolo di re dei visigoti. Morto poi Clodoveo,
continuò a guerreggiar co’ franchi e co’ borgognoni; ed insomma, o in
nome proprio o del pupillo, vedesi Teoderico signoreggiare, intorno al
520, Illirio occidentale, gran parte di Pannonia, Norico, Rezie,
Gallia meridionale e Spagna. La Theiss, il Danubio, il Rodano, la
Garona erano limiti all’incirca del magnifico regno.
8. Continua. — Il quale tuttavia incominciò, lui vivente, a minacciar rovina; ed al medesimo modo che quel d’Odoacre, per impulso venuto dall’imperio, per le inopportune memorie, per gli stolti affetti degli italiani a quel nome, a quel resto d’imperio, tutt’altro oramai che italiano. Giustino, l’imperator di Costantinopoli, seguendo l’uso di quella corte troppo e mal teologhessa, si pose a perseguitar gli ariani. Teoderico ariano, ma tollerantissimo fin allora, perseguitò ora a rappresaglia i cattolici. Quindi ire, sospetti reciproci, tra goti ed italiani. Primo Albino un grande romano, poi Boezio anche piú grande, poi Simmaco suocero di lui, poi Giovanni papa, furono accusati «d’avere sperata la libertá di Roma», di carteggiare