Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 26 — |
— O dunque?
— Verrò. —
Non avevo animo di dirgli apertamente la verità. Eppoi mi sarebbe troppo dispiaciuto di affliggerlo; e per questi riguardi preferii piuttosto di affligger la povera madre mia, che mi voleva tanto bene e che si fidava interamente di me.
— Senti, — cominciò il galletto; — avrò avuto un mese e mezzo, quando dai miei padroni che erano gente comoda ma di poco cuore, fui strappato dal seno materno e regalato a quella vecchia strega della Lena.
— O perchè la tratti a codesto modo?
— Ho le mie ragioni, sentirai.
— Senti, non c’è ragione che tenga; le,persone non si trattano male, specialmente quando sono lontane e non si possono difendere....
— E io, eh, sarò tanto grullo da dirgliene sul viso queste cose? Per essere ammazzato, cotto e mangiato in un momento, non è vero? Proprio si vede che non hai un fil di giudizio. Basta, seguitiamo il discorso.
— Seguita pure, — dissi con dolcezza — ma non dir cose cattive.
— La Lena, — proseguì con aria grave il galletto — stava, come saprai, con una figliuola, che più tardi si maritò; peraltro allora era ragazza e aveva una gran passione per i fiori e per le bestie; figurati che nel suo salottino la non ci avrà avuto meno di sei o sette gabbioni pieni di cardellini, di merli, di pettirossi e di fringuelli, che a certe ore del giorno facevano un chiasso da incitrullire: pareva di essere in un bosco; poi teneva per la casa un passerotto stiz-