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— O dunque?

— Verrò. —

Non avevo animo di dirgli apertamente la verità. Eppoi mi sarebbe troppo dispiaciuto di affliggerlo; e per questi riguardi preferii piuttosto di affligger la povera madre mia, che mi voleva tanto bene e che si fidava interamente di me.

— Senti, — cominciò il galletto; — avrò avuto un mese e mezzo, quando dai miei padroni che erano gente comoda ma di poco cuore, fui strappato dal seno materno e regalato a quella vecchia strega della Lena.

— O perchè la tratti a codesto modo?

— Ho le mie ragioni, sentirai.

— Senti, non c’è ragione che tenga; le,persone non si trattano male, specialmente quando sono lontane e non si possono difendere....

— E io, eh, sarò tanto grullo da dirgliene sul viso queste cose? Per essere ammazzato, cotto e mangiato in un momento, non è vero? Proprio si vede che non hai un fil di giudizio. Basta, seguitiamo il discorso.

— Seguita pure, — dissi con dolcezza — ma non dir cose cattive.

— La Lena, — proseguì con aria grave il galletto — stava, come saprai, con una figliuola, che più tardi si maritò; peraltro allora era ragazza e aveva una gran passione per i fiori e per le bestie; figurati che nel suo salottino la non ci avrà avuto meno di sei o sette gabbioni pieni di cardellini, di merli, di pettirossi e di fringuelli, che a certe ore del giorno facevano un chiasso da incitrullire: pareva di essere in un bosco; poi teneva per la casa un passerotto stiz-