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osservammo che anche il corpo di cavalleria venne a ponente, supponendo che non avremmo deviato da quella strada. Per buona sorte avevamo presa la parte dell’ostro; onde, dopo due giorni, il temuto corpo di cavalleria ci era sparito affatto di vista; perchè questo, pensando sempre che gli marciassimo davanti, seguì la stessa strada, finchè arrivò all’Udda, che veramente internandosi verso settentrione diviene un fiume considerabile, ma che dove ne toccò valicarlo, era angusto e di facile guado.

Nel terzo giorno, i galantuomini che ne tenevano dietro, o avessero riconosciuto il loro abbaglio o ottenute più giuste informazioni intorno a noi, ne vennero appresso di gran galoppo sul far della sera. Avevamo per nostra buona sorte adocchiato un luogo opportunissimo per accamparvi la notte, che già, trovandoci in un deserto, lungo oltre a cinquecento miglia, ancorchè fossimo soltanto sul principio di esso, non avevamo speranza di città ove alloggiare; e la sola su cui potevamo far conto, la città di Jarawena, ci obbligava per giugnervi a due giorni di viaggio. Il deserto ciò non ostante abbondava quivi di boschetti e fiumicelli che andavano tutti a scaricarsi nel gran fiume Udda. In un vano di que’ boschi, piccoli sì ma folti, piantammo pertanto le nostre tende per quella notte, con l’animo però dubbioso di vederci assaliti nella seguente mattina.

Non v’erano altri, trattine quattro fra noi, che sapessero perchè ne inseguissero. Ma poichè è stile dei Tartari Mongoli l’andare attorno in truppe per quel deserto, le carovane che vi si abbattono, son solite a trincerarsi così contr’essi come contro a possibili squadre di ladri. Non era dunque novità il vedersi inseguiti.

Ma in quella notte, più che in ogn’altra de’ nostri viaggi, sortimmo un vantaggiosissimo campo. Giacendo questo fra due boschi, avevamo un fiumicello in fronte, sì che non potevamo essere circondati, nè temere assalti fuorchè di fronte o alle spalle. C’ingegnammo in oltre di fortificare quanto più da noi poteasi la nostra fronte col mettere dinanzi a noi i nostri bagagli e cammelli e cavalli, tutti in una linea alla sponda del fiumicello. Alcuni alberi che abbattemmo, ci formarono una trincera alle spalle.

Quivi dunque ci preparavamo il nostra accampamento per la notte; ma i nemici furono a visitarci prima che ne avessimo terminate le fortificazioni. Nondimeno non vennero ad usanza di ladri, come ci saremmo aspettati; ma inviarono tre araldi per chiederci la consegna