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Rimossi pertanto questa difficoltà col dirgli che il padre di Venerdì aveva imparato lo spagnuolo, della qual lingua era sufficientemente pratico anche il mio missionario, onde proposi questo per l’interprete da lui bramato. Si mostrò allor soddisfatto, nè vi sarebbe più stato mezzo di persuaderlo a non rimanere nell’isola, e a distorlo dalla santa impresa cui anelava; ma la providenza diede un altro non meno fortunato andamento a questi disegni.

Or narrerò in qual modo facessi onore alle prime sue rimostranze.


Rimorsi di Guglielmo Atkins.



G

iunto alle case dei coloni inglesi gli adunai tutti insieme d’intorno a me, e preso argomento dalle cose che aveva fatte per essi e per cui mi si mostravano affettuosamente grati (il leggitore già sa che io li avea provveduti di quanto poteva esser necessario a migliorare la lor condizione), preso argomento da ciò, introdussi il discorso su la vita scandalosa che conducevano, giunta anche a notizia del degno ecclesiastico mio compagno di viaggio, le cui osservazioni intorno a ciò ripetei loro parte per parte. Dopo aver dato a capire ai medesimi quanto una tal condotta fosse riprensibile e indegna d’un uomo cristiano, gli interrogai se fossero ammogliati o celibi.

Dalle loro risposte seppi che due di essi erano vedovi, i tre altri celibi o scapoli.

— «E con che coscienza, loro dissi, vi avete tirato in casa quelle donne, fate tutto un letto con esse, le chiamate mogli, le avete rese madri di tanti fanciulli, senza pensare mai a farle vostre mogli legittime?»

Mi diedero la risposta cui m’aspettava: vale a dire non esservi