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il mio piccolo esercito, e postici in linea dietro ad un lungo enorme pancone, che ci serviva come d’un parapetto, dissi a tutti di smontare, e formato un triangolo di cui le nostre persone erano i lati, tenevamo entro la sua area i nostri cavalli.

Ci trovammo ben contenti di aver fatto così; perchè non fuvvi mai impeto più furioso di quello, onde ci assalirono que’ predatori. Con una specie di ruggito saltarono sul pancone che era, come dissi, il nostro parapetto, quasi già sicuri d’aver trovata la loro pastura; e l’avidità dei malandrini parea soprattutto stimolata dalla vista dei cavalli cui facevamo ala. Ordinai tosto alla mia brigata di far fuoco sovr’essi, tenendo la stessa regola di poco dianzi. La mira fu sì ben presa, che alla prima scarica già molti lupi caddero morti; ma qui v’era la necessità del fuoco continuo; perchè que’ diavoli venivano di fronte, e quelli di dietro incalzavano quelli davanti.

Dopo una seconda scarica ne parve che si fermassero alquanto, e sperava che avrebbero battuta la ritirata; ma fu la fermata sol d’un istante, che altri lupi sopravvennero a spingerli innanzi. Facemmo altre due volte fuoco su d’essi con le nostre pistole; e credo che in quattro scariche ne ammazzammo diciassette, e ne storpiammo altrettanti; ma i maladetti tornavano sempre.

Mi rincrescea l’affrettarmi troppo a consumare la mia munizione; onde chiamato il mio servitore, non già Venerdì (affaccendato allora in opera di maggiore momento, perchè con la massima destrezza aveva caricato il proprio moschetto ed il mio mentre stava dando queste disposizioni), chiamai, dissi, l’altro servitore, ordinandogli di spargere sul pancone tanta polvere da formare un’ampia lista che ne tenesse l’intera lunghezza. Tanto egli fece, ed ebbe appena il tempo di ritirarsi di lì, che i lupi tornarono e alcuni di essi saltarono sul pancone. Allora con una pistola carica di sola polvere diedi fuoco a quella striscia. Rimastine abbrustoliti quelli che erano sul pancone, sei o sette di essi caddero; ma i più balzati dalla paura e dal bruciore del fuoco, spiccarono un salto entro la nostra trincea, ove facemmo presto a spacciarli. I lupi di fuori spaventati da tale vampa improvvisa che il buio della notte già sopraggiunto rendea più spaventosa, rincularono un poco. Feci sparar tosto in una volta su loro le pistole che ne rimanevano tuttavia cariche, poi mettemmo di conserto un grand’urlo, dopo il quale voltarono finalmente le code. Femmo tosto una sortita sopra una ventina circa di essi, prostesi sul terreno e