Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/243


robinson crusoe 203

impresso in me dagli sgraziati, di cui testè ho detto, e dall’inumana loro usanza di divorarsi gli uni con gli altri, che continuai pensieroso e malinconico a tenermi chiuso entro il mio cerchio per circa due altri anni: quando dico il mio cerchio, intendo le mie tre abitazioni, la fortezza cioè, la mia casa di villeggiatura, o sia il mio frascato e il mio parco chiuso ne’ boschi. Nè pensai a profittare altrimenti di quest’ultimo che a modo d’un chiuso delle mie capre; perchè l’avversione inspiratami dalla natura contro a quelle creature infernali era tanta, che abborriva la vista loro siccome quella dello stesso demonio. Per tutto questo tempo non mi venne più voglia di visitare la mia piroga; ma piuttosto pensai al modo di fabbricarmene un’altra, chè non poteva adattarmi nemmeno all’idea di provarmi a far fare il giro del l’isola alla piroga presente per condurla dalla mia parte: troppo aveva paura d’incontrarmi sul mare in qualcuna di quelle fiere, ne’ cui artigli, se fossi caduto, non sapeva qual fine m’avrei avuto.

Ciò non ostante il tempo e la soddisfazione che mi derivava dal non essere in pericolo di venire scoperto da costoro, cominciò a dissipare le mie inquietudini intorno a ciò; onde a poco a poco il tenore di mia vita tornò regolato come dianzi, con l’unica differenza ch’io usava maggiori cautele, e mi guardava meglio attorno, affinchè per caso non mi vedessero. Sopratutto andai più cauto nello sparare il mio moschetto, perchè se mai qualcuno di loro si fosse trovato nell’isola, non ne avesse udito lo scoppio. Che buon consiglio per tanto fu il mio l’allevarmi una razza di capre domestiche! perchè mi dispensava dall’andar più a caccia pe’ boschi o dallo scaricare la mia arma da fuoco contro a verun animale. Di fatto, se dopo di ciò ne ho avuto qualcuno in mio potere, me lo procacciai con trappole e trabocchelli, come aveva già fatto altra volta; laonde per due anni in appresso credo di non avere sparato il mio moschetto una sola volta, se bene non andassi mai attorno senza di esso. Faceva anzi di più: avendo salvate tre pistole dal vascello, anche queste, o almeno due, le portava sempre con me assicurate entro la mia cintura di pelle di capra. Affilai pure una grande spadaccia, salvata come le pistole, facendomi una cintura per sospendervi anche quest’arma; laonde quando andava in giro era veramente alcun che di formidabile da contemplarsi, se aggiugnete al mio primo ritratto la particolarità delle due pistole e della grande squarcina pendente da una cintura al mio fianco, ma priva di fodero.