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Canto nono 201


A questa piaggia appunto, a cui siam presso,
     Ora convien che il nostro legno arrivi,
     Perchè l’aer ne provi, e da te stesso
     Deliberi se meglio è restar quivi:
     Se da tal prova non rimani oppresso,
     Nè t’inveschi tra questi ozj cattivi,
     Fuor d’ogni rischio e d’ogni indugio ingrato
     Ai padiglioni miei giunger t’è dato.

Turbasi Esperio a tal proposta un poco,
     E assai gli sembra inopportuna e nova,
     Non già che rimaner tema in quel loco,
     Chè l’ozio sempre in lui fe’ mala prova;
     Ma chi dell’Ideale arde nel foco,
     Comodo e bello il ritardar non trova:
     Pur si fa core, e tacito si atterga
     A lei che il guida ove l’Accidia alberga.

Sparsa l’isola tutta è di giacigli
     Boffici al rezzo della selva nana;
     Un russar cupo, un suon d’alti sbadigli
     Vi fanno un’armonia perpetua e strana,
     La quale, salvo error, par che somigli
     Ad una melopea wagneriana,
     Grave, continua, interminata, lenta
     Che stupisce, stordisce ed addormenta.