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l'ulano del concerto 59

fa un caffè così cattivo, che perfino la mia ordinanza rifiuta di berlo ».

Ella rise giocondamente. « Poveretto! », esclamò scherzando; « come la compiango! Ma perchè allora non si fa il caffè da sé? è una cosa molto semplice ».

« Tutto è facile per chi lo sa fare », replicò il tenente: « Blondin, come è noto, disse una volta non esservi nulla di più facile in tutto il mondo, che correre con gli occhi bendati sopra la cascata del Niagara. Tutto il segreto per non cadere sta solamente nel restare in piedi. Chi sa fare il caffè, lo può fare; io non lo so fare ».

« E la sua ordinanza? » chiese la signorina.

« Brrr! » esclamò il giovane, rabbrividendo al ricordo di un patimento sofferto. « Una volta gli detti l'onorevole incarico di prepararmi una tazza di caffè. Difatti egli giunse da me tutto felice ed orgoglioso, con un liquido, che dondolava beatamente in una tazza. Ma appena ebbi assaggiata quella roba, gettando un grido, mi abbandonai riverso sulla sedia, e venni meno. Lo stesso chimico giudiziario giurato, a cui più tardi detti il caffè ad analizzare, non potè determinare gl'ingredienti, coi quali la mia ordinanza l'aveva preparata. Da quella volta in poi ho rinunziato a tutti i tentativi di fare il caffè, e canto piuttosto volentieri il mio penso obbligatorio ».

Cos' essi, chiacchierando allegramente, camminavano l'una accanto all'altro, finchè, dopo un cammino di circa mezz'ora, giunsero finalmente alla villa.

« No, prego, signorina; io la condurrò senza dubbio attraverso il giardino, l'accompagnerò fino alla porta di casa, ed attenderò sino a che qualcuno non le avrò aperto », disse il tenente, allorché la fanciulla, alla vista della casa paterna, lo ringraziava della cortese sua compagnia, e lo pregava di non incomodarsi più a lungo.

Ma appena Below ebbe, per lei, suonato il campanello, aperse la porta, non il servitore, ma il padrone di casa in persona, che per l'appunto si trovava nell'andito.

« No, questo è trppo; ella è troppo gentile, signor tenente, di accompagnare mia figlia fino a casa. Io, dopo aver aspettato invano per un quarto d'ora colla mia carrozza, ho creduto che la prova fosse da lungo tempo finita. No, signor tenente; ella avrà certamente ancora un briciolo di tempo per noi. Noi stiamo appunto per andare a cena; ci faccia il favore, beva almeno un bicchiere di vino con noi ».

« Che ccosa deve fare un uomo, se viene pregato con tanta insistenza? », pensava Below, che aveva dato appuntamento ad alcuni camerati: « ebbene, un bicchiere di vino è presto bevuto, specialmente se lo si beve tutto ad un fiato ».

Ma i bicchieri da uno divennero parecchi; alla prima bottiglia di vino rosso, davvero eccellente, fecero seguito, senza interruzione, una seconda, una terza.

A quella tavola apparecchiata con ricchezza e buon gusto regnava un allegro e giocondo accordo, e ciò avveniva in un modo così largo, gentile e cordiale, che Below non aveva affatto l'impressione di trovarsi in quella casa ospitale per la prima volta. Egli si era trovato spesso in alcune riunioni con i Monsterberg, ma essi non avevano ancor dato un trattenimento.

I suoi occhi si posavano stupiti sulla signorina Elena, che, nella sua camicetta di seta rossa chiara, appariva incantevole. Ella era piccola ed elegante, oltremodo vivace ed allegra, ed i suoi occhi castagni ridevano costantemente.

All'ultimo pranzo, in cui essi si erano trovati insieme, egli era stato suo cavaliere, e, a dir la verità, l'aveva trovata brutta.

« I vestiti semplici le stanno in dosso mille volte meglio degli abiti da società », pensava,