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l'ulano del concerto 57

troppo, non ne avevano la capacità. In tal modo si offrivano loro, come speravano, frequenti occasioni, alle prove, di udirlo cantare.

« prego, prego signor di Below; prego, per favore, signor tenente! » lo tempestavano tutte le signore.

Below stava in mezzo alla schiera delle giovani dame, che lo circondavano, fermo come un rocher de bronze; non si agitava; solamente i suoi occhi giravano mestamente sopra tutte loro, mentre egli tranquillamente pensava: « Davvero, sono una più graziosa dell'altra; ma io non sono così facile ad essere conquistato ».

Una impressione molto dolorosa fecero le parole, che alla fine egli pronunziò con voce chiara come lo squillo di una campana. « Non posso, signore, non posso; volentierissimo le contenterei, ma lo udirono già, io sono estremamente rauco ».

« Non è possibile, signore », si difendeva ancora una volta: « stamane ho dovuto far cavalcare all'aperto e comandare per tre ore. Il comando: « Squadrone al trooootto » uccide qualunque voce. Abbiano pietà di me! ».

Le signore insistevano ancora: « Solamente un a solo, solamente un unico a solo, signor tenente! »

« Come ci si può tanto abbassare a pregare in tal maniera? » risuonò ad un tratto una voce: « Se egli non vuol cantare, lascino correre; probabilmente non sarà una gra perdita ».

Tutti rimasero si sasso; tutti avevano udito tali parole, compreso Below; e tutti gli occhi erano rivolti verso la giovane signorina, il cui viso, ora che era l'oggetto della generale attenzione, si era colorato di un leggiero rossore d'imbarazzo. Ciò nonostante la fanciulla teneva fronte a tutti gli sguardi annientatori, che da ogni parte erano lanciati su di lei.

« Chi è mai quella signorina? » domandò la moglie di un professore alla sua vicina: « io non la conosco affatto ».

« É la signorina Monsterberg, » fu la risposta, « la figlia del nuovo Consigliere di Reggenza. Ella, signora, certo ne ha già udito parlare; egli deve essere favolosamente ricco; le sarà noto che è sua quella pariglia di cavalli bianchi, che certamente avrà vista ».

« Ah! si, è dessa, » esclamò l'altra, come cascando dalle nuvole, « davvero, lo avrei dovuto pensare Chi sa poi che tutte queste ricchezze non siano esagerate, la mia signora. Ella sa che mio marito è molto amico dei membri della Commissione delle imposte, ed io so che Monterberg non paga che seimila marchi d'imposta; dunque non può esser tanto splendido in fatto di denaro ».

Ma la signora vicina era d'un altro parere, poichè essa partiva dal punto di vista, che seimila marchi costituivano già da sé una gran bella rendita, specialmente per chi non li aveva.

Probabilmente questa conversazione sarebbe terminata in una baruffa molto seria, se da tutte le parti non si fosse intimato improvvisamente ad ambedue le interlocutrici un molto energico: « Sst! sst! silenzio! »

Il signor Winterberg si era seduto al piano forte, e preludiava con alcune batture, e subito dopo, cosa del tutto inaspettata ed insperata, entrava Below. Egli cantava il recitativo: « Dio, siimi clemente secondo la tua bontà, secondo la tua grande misericordia ».

Il giovane cantava in modo affascinante. Egli aveva pensato fra sè: « Voglio mostrare alla piccola Monsterberg, che, del resto, mi sembra che sia qui l'unica donna intellettuale, che so fare qualche cosa ».

La sua maniera di cantare veniva dal cuore e scendeva al cuore: quasi nessun occhio femminile restava senza lacrime.

Più d'ogni altra era rapita dal canto Elena di MOnterberg. Quel cantore, dal cui viso traspariva un vero, sincero entusiasmo, e che tutto era penetrato dallo spirito della sua parte, era realmente il tenente poc'anzi atteggiatosi a disgustato, e smorfoso come una femminuccia?

« Dio, siimi clemente secondo la tua bontà, secondo la tua grande misericordia ».

Risuonava come il grido di un povero cuore tormentato, come il sospiro e lo spasimo di una povera anima.