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selli, mi conduceva rapidamente, al trotto di due vigorosi cavalli, allo Stabilimento Minerario.

Dopo tre quarti d'ora di cammino, un cancello ne indica che entriamo nel possedimento della Società, ma le miniere sono ancora lontane. La Società possiede vaste estensioni di terreno, in parte esplorato ed in isfruttamento, in parte ancora da esplodere. Tutta la vastissima superficie montuosa, con un costante ed accorto lavoro di rimboschimento, è vestita di una folta macchia saluberrime ed utilissima, dalla quale si trae carbone e legname in abbondanza per i bisogni dello Stabilimento.

trasporti aerei.

Il Monte Amiata è il più alto vulcano dell'Italia continentale; misura 1734 metri sul livello del mare. Non ha emesso più lave, dall'epoca storica, ma non perciò è inattivo, come attestano le sorgenti termali e le solfatare che ancora sussistono. Non presenta però alcun sicuro centro di eruzione ed il conto di trachite si eleva sopra un basamento di roccie stratificate eoceniche e cretacee.

La miniera di Siele — cos' chiamata dal torrente che scorre accanto — si apre a poca distanza dal monte maestoso ed è scavata in un terreno di formazione eocenica ad alternanze di schisti galestrini e di calcari abaresi.

Sopra uno spiazzo agiardino, insidiato già dagli scavi sotterranei, sì che la villa fu dovuta scapezzare di un piano e tutta incatenare, l'abitazione dei padroni del luogo mi apre l'ospite porta. Mi attendono l'ingegnere Angolo Rosselli, un giovane sottile ma infaticavile e l'ingegnere Spirek, un bonario e grosso boemo, sua antitesi nel fisico, ma suo compagno nello zelo e nella passione al lavoro. La giovane signora Rosselli ma fa i primi onori di casa offrendomi un suo costume di tela: a suo dire non è possibile ch'io possa serbare gli abiti che ho indosso, senza ridurmi peggio di uno spazzacamino per l'ora di pranzo. In omaggio a questo doveroso riguardo verso gli anfitrioni, depongo le mie vesti e mi camuffo da pseudo minatrice.

E si comincia il viaggio di esplorazione. La prima tappa è allo studio degli ingegneri — vasto ambiente, quasi tutto occupato da una tavola vastissima, sulla quale si distende la pianta topografica della miniera. A veder quel viluppo di gallerie, quei ghirigori di canali, che ora si distendono, ora si attorcono e ritornano su se stessi, par di vedere il disegno dell'intestino di un animale favoloso.

Alogati in bell'ordine in nitide vetrine, stanno campioni minerali d'ogni specie, estratti da quel suolo eminentemente ricco. Sopra un lato del tavolone, vedo giornali e riviste a josa: l'ingegnere Spirek è il più grande “abbonato„ che io conosca.

Ed ecco che, nel mentre ammiro questo e quello, mi vien porto un registro da firmare. L'ingegnere Rosselli, con cortesia squisitissima, mi esprime il desiderio di conservare il mio inestimebilmente prezioso autografo.... ma, come ho firmato — e son pregata a mettere oltre lo pseudonimo, il nome e il cognome e poco men che la paternità — egli sorridendo con bonaria furberia, mi annunzia ch'io ho firmato, nientemeno, che la mia rinunzia alla pelle ed il consenso alle possibili avarie della medesima e l'abbandono di ogni diritto mio e dei miei eredi, congiunti o aventi diritto, al risarcimento di qualsiasi danno conseguente alla predetta volontaria perdita di pelle ed avarie della stessa!

operai che fanno colazione. Un romano avrebbe giudicato più prudente tornarsene a casa, dopo un simile passo falso. Ma che fare?

A meno di passare per l'ultima contraffazione del giornalista, bisognava far buon viso alla ventura. Tanto, morire sulle spalle o morire nelle viscere della terra, è lo stesso, se l'ora sia suonata.