Pagina:Ars et Labor, 1906 vol. I.djvu/168

152 ARS ET LABOR

andava in fretta alla scuola, per darvi una lezione di canto. Come Below gli gridò un allegro «buon giorno», egli dette un barcollone, e poco mancò che non cadesse verso le case, che fiancheggiavano la strada.

«Paolo — pardon — signor Below, dove mi va mai? ma lei si costiperà, mi perderà tutta la voce; ma lei mi rovina tutto il concerto!»

Con passi di gigante egli teneva dietro al cavallo di Below, e non si accorse che, posando il piede sinistro sul marciapiede, comminava col destro nel rigagolo dell'acqua piovana, ed aveva perduto la relativa scarpa di gomma, che navigava nell'acqua dietro di lui.

«Dov'è il suo COlonnello?» chiese, «ieri sera stessa egli mi promise di risparmiarla oggi dal servizio, ed ora questa tattica!.... Ma sopra tutto conserva lei ancora il - la ?» ed in così dire andò ad estrarre dalla tasca profonda ddel suo paletot il diapason: ma Below ridendo gli intuonò un «la» limpido come il suono di una campana.

«Sente? va ancora benone. ma ora a rivederla; se qualcuno s0avvede che io mi trattengo qui con lei, mi si scatenano addosso tutti i diavoli. A ben rivederci questa sera».

Il signor Winterberg chiuse il suo ombrello, se lo mise sotto il braccio, e si torse disperatamente le mani.

Durante tutto il giorno egli fu col pensiero più vicino al suo Paolo, che stava facendo una tattica in campagna, che presso a' suoi scolari; e più di una volta andava gemendo: «Vorrei che fosse sera, e riavere il mio Paolo sano e salvo e con buona voce».

E si fece sera, e venne l'ora in cui doveva cominciare il concerto.

Esso era fissato per le sette e mezzo, ma già dalle sei la vasta sala si era andata riempiendo di una folla vestita a festa. Accompagnate dall'augurio dei loro parenti, che le avevano lasciate con un bacio sulla fronte, le coriste prendevano posto sul podio.

Improvvisamente serpeggiò per la sala un mormorio sommesso. Al braccio di un membro del Comitato, si avanzava la celebre cantante.

La seguiva il tenore di grande, bello, forte aspetto.

«Egli è certamente bello, ma tuttavia la sua bellezza non vale neppure un quarto di quella dei signor Below», disse una giovane ragazza alla sua vicina.

Aveva essa parlato con voce sì alta da essere udita da tutti? Subito il nome di Below ed andò di bocca in bocca, e la signora del Consigliere delle imposte, che aveva tutt'altro che cultura militare, chiese ad alta voce: «É egli ancora alarmato?» Ma subito un'altra esclamò: «Dio mio! come può lei intendersi di queste cose? suo marito non è neppure ufficiale di complemento!»

Il povero signor Winterberg, al quale la domanda era rivolta, non ebbe la forza di rispondere. Egli se ne stava al suo leggio direttoriale, voltando le spalle ad un pubblico rispettabilissimo, e sfogliava il libro dello spartito, mentre un sudore freddo gli imperlava la fronte.

Una rappresentazione del Paolo senza Paolo: ciò non avvenne mai, nemmeno prima dei tempi di Mendelssohn; figuriamoci dopo!

Il reggimento non era ancora tornato.

Dovevano venire, ma non venivano!

Il pubblico cominciava a farsi irrequieto; il signor Winterberg allora decise di spostare il programma, e cominciò col coro: «Come sono giocondi i messaggeri!»

E proprio nel bel mezzo della musica di Mendelssohn, echeggiò la marcia vivace del reggimento, che ritornava dalla manovra.

«Vengono!» gridò all'improvviso una voce, e questo grido, insieme alle note della musica del reggimento, che suonava una celebre marcia, fece prodigi: il coro uscì talmente di tempo, che il signor Winterberg stesso alle prove non aveva sentito niente di simile.

Non c'era che una via: far calare il sipario; ed il signor Winterberg, sebbene non ne avesse uno a sua disposizione, gettò, in apparenza involontariamente, la bacchetta in terra, fece interrompere e ricominciò da capo.

Questa volta si andò d'incanto, e il direttore ed i cantanti avrebbero certamente raccolti abbondanti, meritati applausi, se all'improvviso non si fosse udito fuori dalla porta d'ingresso della sala un battibecco vivace, e subito dopo non fosse comparso un ulano, inzaccherato dalla testa ai piedi.

«Per amor di Dio! è forse costui il signor Below?» domandò una signora.

Ma la signora del Consigliere delle imposte, che aveva spirito tanto poco militare, la rassicurò: «Non si preoccupi inutilmente, signora; non è il signor Belor; credo che sia assolutamente escluso che egli possa mai sporcarsi in tal maniera; perchè, grazie a Dio, tali cose non accadono ad un ufficiale».

La sua ignoranza in fatto di cose militari si rivelava anche in queste parole; ma, pur tuttavia, essa in un punto aveva ragione; non era Below, ma soltanto il suo attendente, che doveva consegnare una lettera al signor Winterberg.

Il signor Winterberg, allorchè vide avanzarsi in mezzo alla sala l'ulano, non presenti alcun che di buono; mentre, pur continuando a dirigere, leggeva la lettera, si sentiva venir meno e, quando ebbe finito, la bacchetta col rispettivo braccio gli cadde a penzoloni; ed i giocondi messaggeri di pace deragliarono di bel nuovo in modo addirittura deplorevole.

«Legga, legga», gridarono alcuni, ed il signor Winterberg, con voce tremante, lesse:

«Ragioni di servizio mi immpediscono di partecipare questa sera al concerto; non posso fornire particolari; mi duole vivamente di doverle procurare questo contrattempo, ma una forza superiore mi trattiene. Spero che non si imputerà a me la colpa della mia assenza. Auguro di tutto cuore a Lei ed agl'interessati una buona riuscita del concerto.

Suo devotissimo Di Below».