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106 ARS ET LABOR

E Velasquez è un altro dei numi che ha culto nello studio tranquillo.

Non c'è dunque arte che non offra sé al desiderio del maestro.

Sempre più ci si rende consapevoli di questo cerchio magico, del quale si è avuto l'imprecisa sensazione entrando, e in mezzo al quale Arrigo Boito vive in una nobiltà di pensiero che tutti intuiscono ma che quelli che lo conoscono sono meglio in grado di capire, oserei dire di amare.

Ci si rende conto della intima e continua comunicazione tra le cose ambienti e l'uomo che vive in mezzo ad esse.

Niente di più odioso delle biblioteche raccolte con criteri di catalogo, o fredde, o non adoperate; niente di più caro dei libri quando si sente che sono stati non solo letti, ma frequentati da chi li possiede; o degli oggetti d'arte che sono così strettamente legati con i gusti del loro proprietario, che pare che su di essi egli possa vantare anche non so che padronanza ideale.

Come nella vita di formiamo lentamente un patrimonio di idee principali, fisse, lasciando cadere le altre e fermandoci in quelle con tenace fermezza, così è bello anche intorno a noi raccogliere con lenta scelta le cose che meglio ci riposano, ci nutrono, ci esaltano; poche ma armoniche per non disperdere il piacere in una curiosità folle e insaziabile, e per meditarle invece lungamente, per vedere in esse oltre l'aspetto esteriore tutta l'anima ardente e pura che l'artefice vi ha infuso.

il maesro arrigo boito nel suo studio. Sognare, studiare, pensare, ascendere, ecco quello che dice lo studio di Arrigo Boito; le storie, la filosofia, la poesia, la musica, la pittura, con alta fraternità, gli allietano gli ozi e i lavori.

Pochi studi di artisti ho visto così, direi, sinceri e intensi. Altrove la pompa, il bric-a-brac, o la bottega d'antiquario o gli eccessi dello snobismo.

Qui nulla pare predisposto, ma tutto sorto, a poco a poco, con l'anima, con l'arte, con l'esperienza del maestro.

Così tra quelle pareti scure, nella poltrona ampia, presso a Boito che parla con un'arguzia che affascina, si sta deliziosamente e si ascoltano le parole, ma anche altre cose di ascoltano, più remote e profonde.

E noi che abbiamo amato il cantore del Dualismo, della Mummia e di Re Orso, noi che abbiamo trovato nel Mefistofele chiaramente additato il modo onde dal reale si ascende all'ideale, davanti all'artista non si sente né sgomento, né timidità, ma quasi la voglia, il bisogno, in quell'atmosfera puro, di dirgli tutto quello che passa dentro nel cuore e nel cervello, come a un giudice non fallibile e indulgente.

R. Simoni.