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CAXTO TERZO

[63]
Toſto che ſpunti in ciel la prima luce
     Piglierai meco la pili dritta via:
     Ch’ai lucente cartel d’acciai conduce:
     Doue Ruggier uiue in altrui balia,
     Io tanto ti faro compagna e duce
     Che tu ſia ſuor de l’aſpra ſelua ria,
     T’ inſegnero poi che faren ſu ’l mare
     Si ben la uia: che non potreſti errare.

[64]
Quiui l’audace giouane rimaſe
     Tutta la notte: e gran pezzo ne ſpeſe
     A parlar con Merlin: che le ſuaſe
     Renderli toſto al ſuo Ruggier corteſe,
     Laſcio dipoi le ſotterranee caſe
     Che di nuouo ſplendor l’aria s’accefe:
     Per un camin gra ſpatio oſcuro e cieco:
     Hauendo la ſpirtal femina ſeco.

[65]
E riuſciro in un burrone aſcofo
     Tra monti inacceſſibili alle genti,
     E tutto ’l di ſenza pigliar ripoſo
     Saliron balze: e trauerſar torrenti.
     E perche men l’andar foſſe noioſo
     Di piaceuoli e bei ragionamenti:
     Di quel che ſu piú conferir ſoaue:
     l’aſpro camin facean parer men graue:

[66]
D’ i quali era perho la maggior parte
     Ch’ a Bradamante uien la dotta maga
     Moſtrado co che aſtutia: e co qual arte
     Proceder’ de: ſé di Ruggiero e vaga,
     Se tu ſoſſi (dicea) Pallade o Marte
     E conduceſſi gente alla tua paga
     Piú ch no ha il’Re Carlo e il Re Agrámatc
     NO durereſti cètra il Negromate

[67]
Che oltre che d’ acciar murata ſia
     La Rocca ineſpugnabilc: e tant’alta:
     Oltre che ’l ſuo deſtrier ſi faccia via
     Per mezo l’aria: oue galoppa e ſalta,
     Ha lo ſcudo mortai: che come pria
     Si ſcopre: il ſuo ſplédor ſi gliocchi aſſalta
     La viſta tolle: e tato occupa i ſenſi:
     Che come morto rimaner conuienſi.

[68]
E ſé ſorſè ti penſi che ti vaglia
     Combattendo tener ferrati gliocchi
     Come potrai ſaper ne la battaglia
     Quando ti ſchiui: o l’auerſario tocchi?
     Ma per ſuggire il lume ch’abbarbaglia
     E glialtri incanti di colui far ſciocchi,
     Ti moſtrero vn rimedio: vna via preſta,
     Ne altra in tutto ’l modo e ſé no queſta,

[66]
Il Re Agramante d’Africa, vno annello
     Che ſu rubato in India a vna Regina
     Ha dato a vn ſuo Baro detto Brunello:
     Che poche miglia inanzi ne camina:
     Di tal virtú, che chi nel dito ha quello
     Contra il mal de gl’incanti ha medicina,
     Sa de ſurti e d’inganni Brune! quanto
     Colui che tien Ruggier ſappia d’ icáto.

[67]
Queſto Brunel ſi pratico e ſi aſtuto,
     Come io ti dico: e dal ſuo Re mandato:
     Accio che col ſuo ingegno: e co l’aiuto
     Di queſto annello: in tal coſe prouato:
     l’i (niella Rocca doue e ritenuto
     Traggia Ruggier: che coſi s’è vantato
     li hi coſi pmeſſo al ſuo Signore
     A cui Ruggiero e piú d’ognaltro a core