Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/624


[34]
Son ſimile all’Auar e’ ha il cor ſi intento
     Al ſuo theſoro, e ſi ve l’ha ſepolto,
     Che non ne può lontan viuer contento
     Ne non Tempre temer che gli ſia tolto,
     Ruggiero hor può, ch’io no ti veggo e feto
     In me piú de la ſpeme il timor molto,
     Ilqual benché bugiardo e vano io creda
     Non poſſo far di non mi dargli in preda.

[35]
Ma non apparirá il lume ſi toſto
     A gliocchi miei del tuo viſo giocondo:
     Contra ogni mia credenza a me nafeoſto:
     Nò ſo in qual parte (o Ruggier mio) del mòdo
     Come il falſo timor fará depoſto
     Da la vera ſperanza: e meſſo al fondo:
     Deh torna a me Ruggier, torna e coforta
     La ſpeme che’l timor quaſi m’ha morta.

[36]
Come al partir del Sol ſi fa maggiore
     l’ombra: onde naſce poi vana paura
     E come all’apparir del ſuo ſplendore
     Vien meno I* ombra: e’l timido aſſicura,
     Coſi ſenza Ruggier ſento timore
     Se Ruggier veggo in me timor nò dura,
     Deh torna a me Ruggier, deh torna pria
     Che’l timor la ſperanza in tutto opprima,

[37]
Come la notte ogni ſiamella e viua
     E riman ſpenta ſubito ch’aggiorna:
     Coſi quando il mio Sol di ſé mi priua
     Mi leua incontra il rio timor le corna,
     Ma nò ſi toſto all’Orizonte arriua
     Che’l timor ſugge, e la ſperanza torna,
     Deh torna a me: deh torna o caro lume
     E ſcaccia il rio timor che mi conſume.

[38]
Se’l Sol ſi feoſta e laſcia i giorni breui
     Quanto di bello hauea la terra aſconde:
     Fremono i venti, e portan ghiacci e nieui
     Nò canta augel, ne fior ſi vede o ſronde,
     Coſi qualhora auuien, che da me leui
     O mio bel Sol, le tue luci gioconde
     Mille timori e tutti iniqui fanno
     Vn’aſpro verno in me piú volte l’anno.

[39]
Deh torna a me mio Sol, torna e rimena
     La deſiata dolce Primauera,
     Sgobra i ghiacci e le nieui, e raſſerena
     La mente mia ſi nubiloſa e nera,
     Qual Progne ſi lamenta o Philomena
     Ch’ acercar eſca a i figliolini ita era
     E troua il nido voto, o qual ſi lagna
     Turture e’ ha perduto la compagna.

[40]
Tal Bradamante ſi dolea, che tolto
     Le foſſe ſtato il ſuo Ruggier temea:
     Di lachryme bagnando ſpeffo il volto
     Ma piú celatamente che potea:
     O quanto quanto ſi dorria piú molto
     S’ ella ſapeſſe quel che non ſapea:
     Che co pena e co ſtratio il ſuo conſorte
     Era in prigion dannato a crudel morte,

[41]
La crudeltá ch’uſa l’iniqua vecchia
     Contra il buon Cauallier che preſo tiene
     E che di dargli morte s’ apparecchia
     Con nuoui ſtratii e non vſate pene,
     La ſuperna bontá fa ch’all’orecchia
     Del corteſe ſigliuol di Ceſar viene:
     E ch gli mette in cor come l’aiute
     E non laſci perir tanta virtute.