Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/611


[35]
Rinaldo vn giorno al padre ſé ſapere
     Che la ſorella a Ruggier dar volea.
     Ch’in preſentia d’Orlando per mogliere
     E d’Oliuier promeſſa glie l’hauea,
     Liquali erano ſeco d’un parere
     Che parentado far nò ſi potea
     Per nobiltá di ſangue e per valore
     Che foſſe a qſto par: nò che migliore.

[36]
Ode Amone il ſigliuol co qualch ſdegno
     Che ſenza còſerirlo ſeco, gli oſa
     La ſiglia maritar, ch’eſſo ha diſegno
     Che del ſigliuol di Coſtantin ſia ſpofa,
     Nò di Ruggier, ilqual nò e’ habbi regno
     Ma nò può al modo dir qſta e mia coſa,
     Ne fa che nobiltá poco ſi prezza
     E me virtú: ſé nò v’e anchor ricchezza.

[37]
Ma piú d’Amon la moglie Beatrice
     Biaſma il ſigluolo: e chiamalo arrogate:
     E in ſegreto e in paleſe còtradice
     Che di Ruggier ſia moglie BradamAte,
     A tutta ſua poſſanza Imperatrice
     Ha diſegnato farla di Leuante,
     Sta Rinaldo oſtinato: che nò vuole
     Che manchi vn’ iota de le ſue parole.

[38]
La madre c’hauer crede alle ſue voglie
     La magnanima ſiglia: la còforta
     Che dica che piú toſto ch’eſſer moglie
     D’un pouer cauallier: vuole eſſer morta,
     Ne mai piú per ſigliuola la raccoglie
     Se queſta ingiuria dal ſratel ſopporta,
     Nieghi pur con audacia: e tenga ſaldo,
     Che per sforzar nò la fará Rinaldo.

[39]
Sta Bradamante tacita, ne al detto
     De la madre s’ arrifea a còtradire,
     Che P ha in tal riuerentia, e in tal riſpetto
     Che nò potria pèſar nò l’ubbidire,
     Da P altra parte terria gran difetto
     Se quel che no vuol far voleſſe dire
     Nò vuol pche nò può, ch’I poco e’I molto
     Poter di ſé diſporr, amor le ha tolto.

[40]
Ne negar ne moſtrarfene cótenta
     S’ardiſce: e ſol ſoſpira, e nò riſpode,
     Poi quando e in luogo ch’altri nò la ſenta
     Verſan lachryme gliocchi a guiſa d’ òde
     E parte del dolor che la tormenta
     Sentir fa al petto, & alle chiome bionde:
     Che l’un pcuote, e l’altro ſtraccia e ſrage
     E coſi parla e coſi ſeco piange.

[41]
Ahimè vorrò ql che nò vuol chi deue
     Poter del voler mio piú che pofs’ io ?
     Il voler di mia madre hauro in ſi lieue
     Stima, ch’io Io poſpòga al voler mio?
     Deli qual peccato puote eſſer ſi grieue
     A vna Dòzella? qual biaſmo ſi rio?
     Come queſto fará ſé nò volendo
     Chi ſemp ho da vbbidir: marito predo.

[42]
Haura miſera me dunqj poſſanza
     La materna pietá? ch’io t’ abandoni
     O mio Ruggiero? e ch’a nuoua ſperanza
     A deſir nuouo: a nuouo amor mi doni ?
     O pur la riuerentia e l’oſſeruanza
     Ch’a i buoni padri denno i ſigli buoni
     Porro da parte? e ſolo hauro riſpetto
     Al mio ben al mio gaudio al mio diletto?